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Alla fine dell’800 intorno a Pistoia sorgono orti e frutteti.
Casimiro Mati insieme alla moglie Ginevra crea uno stabilimento di orticoltura, avvalendosi di un terreno di medio impasto, ovvero composto da una sostanza organica ideale per formare la zolla che contiene le radici delle piante. I loro tre figli Arnolfo, Arnaldo e Mario crescono tra l’orto e il giardino di casa. Mario è il primo della famiglia a appassionarsi alle piante ornamentali e inizia a dedicarsi a questo tipo di coltivazione. Si sposa con Lidia e nascono Miro e Miranda.
Miro prosegue l’attività nel solco tracciato dal padre e negli anni sessanta inizia la progettazione di giardini, ha estro e competenza e per il suo vivaio vuole soltanto piante della migliore qualità. Arrivano i clienti importanti: politici, imprenditori, protagonisti del mondo dello sport e l’azienda si espande. Miro assume architetti per progettare i giardini per i suoi clienti e a Genova per Euroflora, fiera che si tiene ogni cinque anni, realizza i padiglioni della Toscana.
Miro e la moglie Maria Cristina hanno tre figli: Andrea, Francesco e Paolo che crescono giocando tra le piante del giardino di casa, fanno il bagno nel laghetto della tenuta di famiglia, si divertono a cogliere i frutti degli alberi per vedere se sono maturi, giocano tra gli spruzzi d’acqua dell’impianto di irrigazione dei giardini. Il padre li porta con se’ quando lavora, spiega loro come prendersi cura di ogni singola pianta e che mai si annaffia di notte perché con l’umidità proliferano i funghi e le piante subiscono danni difficilmente riparabili.
I tre fratelli si dividono il lavoro in azienda secondo le loro attitudini: Andrea è sensibile e riflessivo, alla fine degli anni 80 incontra Vincenzo Muccioli che gli chiede di realizzare un parco per San Patrignano affinché i ragazzi vivano immersi nel verde. Muccioli aveva notato che il contatto con le piante era stato benefico per molti ragazzi, li aveva aiutati a guarire dalle dipendenze, a reintegrarsi e chiede a Andrea di realizzare il parco insieme ai ragazzi della comunità.
Andrea accetta l’incarico, coinvolge i ragazzi nei lavori e San Patrignano diventa un paradiso verde. Nel 1993 la comunità di San Patrignano gli commissiona anche un campo di equitazione in erba, Andrea si mette al lavoro e realizza il più importante campo di equitazione in Prato d’Europa.
Successivamente si occupa dei giardini della comunità “Incontro” di Amelia in Umbria e nel 1999 crea la cooperativa sociale “Vivaio italiano” per il recupero, attraverso il verde, di ragazzi disagiati.
Andrea sperimenta come una pianta sofferente possa guarire con l’amore e le cure e che lo stesso concetto può essere trasferito all’essere umano.
Inizia così a pensare alla costruzione di giardini terapeutici.
Paolo ha un carattere pragmatico, sceglie di occuparsi della gestione dell’azienda, del personale e degli acquisti del vivaio, al cui interno apre anche un ristorante che prepara pietanze con i prodotti dell’orto dei Mati.
Nel 2014 si trova a affrontare un incarico molto difficile: un general contractor, gestore di alcune ville per clienti russi a Cap Ferrat gli commissiona la costruzione di un parco, chiede piante molto grandi, d’effetto e soprattutto vuole che sia perfetto e pronto subito ma lo spazio d’accesso è molto stretto e i camion fanno fatica a accedere all’area di lavoro con palme alte 12 metri, su una salita ripida con due curve. L’impresa appare impossibile. Paolo si rende conto subito che l’unico modo per farli entrare è far procedere i camion a marcia indietro per non danneggiare le piante che trasportano. La manovra è difficilissima, Paolo li fa procedere lentamente, controllando ogni momento del trasporto. Le piante arrivano intatte a destinazione tra lo stupore dei giardinieri e del committente stesso. Viene seminato il prato e il giardiniere insiste affinché venga annaffiato di notte. Paolo si oppone con decisione: sa, per averlo appreso dal padre da bambino, che di notte proliferano i funghi che danneggiano l’erba e gli spiega che se vuole innaffiare il prato di notte deve cospargerlo di disinfettante ovvero deve avvelenarlo; davanti a questa immagine il giardiniere cede e inizia a annaffiare di mattina. Il risultato è strepitoso, in breve il cliente ottiene un soffice tappeto verde ornato di fiori colorati e piante ornamentali maestose.
Francesco ha grandi capacità di comunicazione, cura i rapporti con i clienti e le pubbliche relazioni dell’azienda con le istituzioni.
La famiglia Mati è conosciuta in tutto il mondo per la bellezza delle sue piante e per la costruzione di giardini meravigliosi, ha clienti come Fendi, Antinori, Frescobaldi, Ferragamo, è opera dei Mati il parco del celebre resort di Castiglion del bosco, ma l’azienda Mati è conosciuta anche per i giardini terapeutici che crea in collaborazione con medici e psicologi. A seconda della malattia viene predisposta una cura attraverso le piante: Alzhaimer, autismo, anoressia, tossicodipendenza, alcolismo vengono curati attraverso l’immersione del paziente in un giardino costruito ad hoc in modo che la persona attraverso il contatto con le piante riceva benessere. Un’immersione nella natura, un ritorno dell’essere umano al mondo a cui appartiene e con il quale nel tempo ha perso il contatto, una rivoluzione culturale prima ancora che terapeutica.
I figli di Andrea, di Paolo e Francesco lavorano in azienda, sono la quinta generazione dei Mati che si occupa del verde. Sono cresciuti come i loro genitori giocando tra le piante e ne conoscono i segreti e le infinite possibilità, sanno da sempre che affidare piante sofferenti a persone sofferenti può far rinascere entrambi a una nuova vita.
La Sovrana bellezza siamo noi.

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