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Migranti, l’Ue e Giorgia per una nuova politica dell’immigrazione. Questa la traccia del nuovo numero di PrimadiTuttoItaliani, foglio del CTIM, che dedica alle relazioni tra Roma e Bruxelles il primo numero del nuovo anno.

Bruxelles e i paesi membri ‘sensibili’ al tema, come i frugali ma anche come l’Inghilterra di Sunak, si legge nel pezzo guida, sottolineano che l’obiettivo è la casta degli scafisti, da punire e non da giustificare, al pari di un intervento diretto nei paesi di partenza per migliorarne le condizioni di vita.

Il ragionamento che è stato fatto a Palazzo Chigi è che una nuova politica dell’immigrazione non solo è possibile ma ora, grazie alla spinta di Giorgia Meloni, è sul tavolo degli stati membri Ue. Oltre ai due ultimi Consigli europei che hanno preso atto che l’Italia non può più essere lasciata sola a gestire il fardello della prima accoglienza, anche altre voci come quelle provenienti da Londra e Parigi concordano con Roma sul piglio da utilizzare per il futuro (e per il presente che si chiama Tunisia).

Quando un mese fa il presidente francese ha visitato Downing Street, il ritornello pronunciato sull’immigrazione sembrava scritto a Palazzo Chigi: è stato siglato un nuovo patto per contrastare i flussi attraverso la Manica, inoltre Macron e Sunak hanno annunciato la costruzione di un nuovo centro di detenzione a nord della Francia per i clandestini. Un pacchetto di iniziative che Sunak ha definito “un nuovo inizio” nei rapporti tra Regno Unito e Francia, nella consapevolezza che “non abbiamo bisogno di gestire questo problema, dobbiamo risolverlo e oggi ci siamo spinti più in là che mai per porre fine a questo disgustoso commercio di vite umane”.

Parole che ricalcano in toto la tesi di Giorgia Meloni, che nel decreto immigrazione ha messo dei punti fissi: pene fino a trent’anni per chi amministra il traffico dei migranti, reato perseguibile in Italia anche se compiuto in acque internazionali, riapertura dei flussi regolari.

L’obiettivo del governo, dunque, è spiegare ai migranti “che non conviene pagare gli scafisti e rischiare di morire”: il premier più volte ha ribadito che “andremo a cercare i trafficanti lungo tutto il globo terraqueo e combatteremo in tutti i modi la schiavitù del Terzo millennio”.

Il tutto senza dimenticare il nesso logico con il modello dato dal Piano Mattei: ovvero avviare una nuova e forte relazione con il continente africano perché solo investendo in una nuova concezione degli stati a quelle latitudini potranno cambiare anche le dinamiche connesse, come le ondate migratorie che, nei primi mesi del 2023, hanno fatto già segnare numeri record.

Da segnalare sul nuovo numero il centenario dell’Aeronautica ricordato da Vincenzo Arcobelli; il fondo di Roberto Menia sul ruolo italiano nei Balcani; l’intervento di Suor Anna Monia Alfieri sull’ingiustizia tutta italiana sulle scuole paritarie; la difesa del made in Italy promossa dal ministro Adolfo Urso; una riflessione di Vittorio Casali de Rosa sulle auto elettriche (per compiacere la Cina) e case green (per complicarci la vita).

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