“Nella partecipazione al dibattito pubblico di ieri presso il consiglio del IX Municipio sulla realizzazione del termocombustore in località Santa Palomba, a causa della ristrettezza del tempo di parola e degli impegni istituzionali che non mi hanno consentito di presenziare fino alla fine e di intervenire di nuovo prima della chiusura dell’assemblea consiliare, riporto qui la mia posizione autentica su un tema scivoloso e delicato su cui occorrerebbe stroncare ogni strumentalizzazione e trovare i punti d’incontro più che i motivi di divisione. Posizione che ritengo tutt’altro che distante da quella della Lega:
1) è obbligatorio che l’Italia segua la normativa europea ormai incentrata in esclusiva sul concetto di economia circolare. Al netto ovviamente delle tecnologie adottate fin qui che non possono certo essere bloccate traumaticamente (non lo chiede nemmeno l’Ue) e semmai essere portate a graduale esaurimento proporzionalmente all’affermarsi di altre formule di nuova generazione che potrebbero crescere con l’avanzata della ricerca. L’incenerimento è per l’Ue una tecnologia superata;
2) l’insostenibile condizione dei rifiuti a Roma e in altri centri del Lazio necessita di interventi immediati che non possono attendere i 7 anni necessari alla realizzazione dell’inceneritore di Roma. Occorre che gli investimenti disponibili siano riversati con urgenza non più differibile sul potenziamento dei sistemi di spazzamento, raccolta, riduzione, recupero, riciclo, riuso con il potenziamento delle filiere di settore e la valorizzazione delle materie prime da re-immettere nel ciclo della produzione e dei consumi. Occorre trasformare l’economia circolare descritta in un analogo progetto industriale uscendo dall’amatorialità che fin qui l’ha contraddistinta.
I cittadini romani che pagano le tasse e, in specie, la tassa sui rifiuti, non possono aspettare 10 anni per avere una città pulita, degna del suo nome e del suo ruolo nel mondo;
3) la raccolta differenziata, dai risultati fallimentari degli ultimi anni, deve diventare l’obiettivo strategico del sistema ed essere rivoluzionata nelle modalità operative. Pur con questa precisazione è noto che la stessa risulti totalmente insufficiente a smaltire il 100% dei rifiuti prodotti. Questo significa che occorre chiudere il ciclo dei rifiuti con altre modalità, tra cui la termocombustione è irrinunciabile finché non ci saranno altre tecnologie che abbiano un profilo industriale e non sperimentale. Ma la filosofia per non fuoriuscire dalle direttive europee e non diventare extra produttori di anidride carbonica (mentre con la mano sinistra si impongono grandi sacrifici in tutto il pianeta per impedire processi di carbonizzazione) resta quella dell’economia circolare. Questo significa che i temocombustori o altri impianti per la chiusura del ciclo non devono vanificare o indebolire la raccolta differenziata ma limitarsi alla chiusura del ciclo, cioè a bruciare solo il residuo non differenziato.
Queste considerazioni ci portano a dire che nel Lazio il sistema della termocombustione già esiste ed è in via di potenziamento con la realizzazione della quarta linea a San Vittore e che, secondo la maggioranza degli analisti ambientali, è sufficiente a bruciare il residuo della differenziata di tutta la Regione.
Tuttavia, se si ritenesse indispensabile costruire un altro impianto simile, lo stesso dovrebbe avere dimensioni assai più limitate perché l’inceneritore di Santa Palomba ha una portata tale da diventare centro di riferimento per mezza Italia, ben al di là delle esigenze della Capitale e della sua area vasta.
Rimane poi totalmente incompatibile la localizzazione scelta dal sindaco Gualtieri, in un’area rilevante dal punto di vista paesaggistico, naturalistico, agricolo, archeologico e turistico e con una viabilità secondaria insufficiente e non potenziabile. In occasione del Giubileo del 2000 infatti la Sovrintendenza negò i nulla osta per il raddoppio della Via Ardeatina nonostante esistessero i fondi per realizzarlo, proprio per le sue caratteristiche di strada storica e per la presenza del Santuario del Divino Amore, meta di pellegrinaggio mondiale che dovrebbe essere integrata da percorsi ciclo pedonali votivi e non da giganteschi termocombustori incompatibili con questa oggettiva vocazione. E senza il raddoppio dell’Ardeatina è impensabile garantire il traffico pesante per il trasferimento dei rifiuti nell’alto forno.
Va oltretutto precisato che il quadrante scelto è già sotto pressione per la presenza di discariche e recuperi ambientali e il municipio più virtuoso che a Roma raggiunge il 65% di differenziata non può essere punito con la realizzazione di un impianto che ne contraddice le caratteristiche. Infine si deve dichiarare che gli abnormi quantitativi di rifiuti da incenerire (su cui ricordiamo il divieto di bruciare il tal quale) necessitano di una discarica pertinenziale di grandi dimensioni.
Per queste ragioni invito il sindaco di Roma a investire anche con i soldi del PNRR una raccolta differenziata industriale, ad approfondire il tipo di tecnologia utile per la chiusura del ciclo dei rifiuti di Roma, le sue dimensioni e la localizzazione dell’impianto desiderato”.
E’ quanto dichiara in una nota il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.