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“Nel corso del decenni, la ricchezza passava per il nord Europa mentre nel Mediterraneo c’era il ‘deserto’.  Per intercettare quella ricchezza che era collocata a nord della corona alpina lo Stato ha infrastrutturato il settentrione d’Italia. Non lo ha fatto per favorire questa o quella regione ma per tutelare l’interesse nazionale. Oggi la ricchezza passa per il Mediterraneo, attraversa il Canale di Suez, le cui dimensioni sono state raddoppiate proprio per favorire il passaggio crescente di navi cargo e sbocca davanti alla Sicilia. Non possiamo continuare a voltarci dall’altra parte e dobbiamo realizzare al Sud quelle infrastrutture in grado di intercettarla. Noi ci intesteremo questa battaglia che non manifesta interessi di parte perché è una battaglia di civiltà utile a colmare il divario tra nord e sud. La visione secondo la quale il mare è un intralcio da oltrepassare invece che una gigantesca opportunità da mettere a reddito deve finire. Per questo in caso di vittoria istituiremo un ministero del Mare e valorizzeremo al massimo le coste, investiremo sull’intermodalità e sulla sinergia tra trasporto aereo, ferroviario, stradale e marittimo con l’obiettivo di facilitare e indirizzare gli scambi turistici e commerciali tra l’Italia e il resto del mondo, promuovere il Made in Italy. Poi sarà necessario, occupandosi del mare, dare centralità anche al dissesto idrogeologico delle coste. Più ricchezza attrarremo più potremo restaurare e mettere in sicurezza il nostro territorio”.   È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia partecipando al convegno ‘Economia del Mare’ organizzato da Gc Network.

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