«Solo in Italia ci troviamo davanti ad abnormi anomalie: si esprime un voto e poi ci si ritrovano al governo i tecnici insieme a chi le elezioni le ha perse. Ricordo che in altre nazioni il premier o il capo dello Stato sono eletti dai cittadini, noi saremmo una democrazia parlamentare, quindi indiretta, partiamo svantaggiati rispetto a loro. Ma ora sta diventando una consuetudine pescare capi di governo che neppure si siano misurati alle elezioni per farsi eleggere in una delle due Camere. Il problema è grave, ancor di più se il circuito mediatico invece di consolidare il potere dei cittadini scende in campo per giustificare e difendere l’eccezionalità a discapito della democrazia.
È ora di uscire da questa ipocrisia». È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in alcune esternazioni alla stampa e intervistato da Quotidiano Nazionale.
«Quello che è certo – ha aggiunto – è che noi non potremo mai governare con il Pd o con altri soggetti dell’area di centrosinistra. La nostra visione è diversa su tutto, sarebbe solo un’alleanza di potere. Ma se i sondaggi sono credibili, il centrodestra sarebbe in grado di governare in modo del tutto autonomo e con una maggioranza solida».
Sull’assenza di feeling nel centrodestra, «in politica si parla di contenuti e non di feeling. Con i buoni rapporti si organizzano aperitivi e pizzate estive. Nel centrodestra questi contenuti sono condivisi a I 90%. A nostro giudizio, è il momento che dal voto emerga un assetto chiaro che non consenta poi scippi di democrazia da parte dei soliti noti. C’è chi invoca una legge elettorale proporzionale per rendere il risultato di pareggio permanente, quello che poi ha fatto emergere i Monti, i Conte, i Draghi».
«Il perimetro di questo governo ha un colpevole che non è solo Conte, ma anche Enrico Letta. Questa coalizione di ‘quasi’ unità nazionale è nata sulla necessità di affrontare l’emergenza pandemica, far atterrare il Pnrr e utilizzare i fondi europei, in seguito si è aggiunta la crisi geopolitica derivata dall’invasione dell’Ucraina. Quello che ha fatto il Pd invece è stato il tentativo di allargare i compiti a temi politici che non c’entravano nulla con la missione originaria: il ddl Zan, la cittadinanza facile, la legalizzazione della droga, l’inceneritore di Roma, stressando i rapporti e portando avanti in Parlamento proposte di legge urticanti per gli alleati, sia di centrodestra che grillini. Non esternazioni, ma leggi. Alla fine ci sono state le legittime reazioni di chi non voleva seguirli fuori dalle proprie convinzioni politiche».
Sulle priorità una volta conquistato Palazzo Chigi, Rampelli non ha dubbi: «Al primo punto la difesa degli interessi nazionali, sembra scontato ma non è così. L’Italia è devastata da classi dirigenti affiancate a interessi stranieri. Ci sono i filo tedeschi, i filo francesi, i filo americani, i filo russi, i filo cinesi, i filo arabi. Noi vogliamo essere soltanto filo italiani. Poi c’è la rimodulazione del reddito di cittadinanza che deve diventare uno stipendio d’ingresso pagato dallo Stato per tre anni a disoccupati che si mettono in gioco e lavorano, in modo che le aziende possano insegnare un lavoro e si esca dalla logica del sussidio per chi sta a casa senza fare niente. Infine l’intervento sul cuneo fiscale per dare più soldi a lavoratori e imprese».