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“Speravamo che i due pronunciamenti, uno del Tribunale e uno della Corte d’Appello di Torino, che hanno disconosciuto la genitorialità delle coppie dello stesso sesso, avessero finalmente messo fine alle iniziative di alcuni sindaci che, in aperta violazione della legge e della Costituzione, iscrivono all’anagrafe bambini figli di due genitori dello stesso sesso e nati da maternità surrogata. Il caso più recente è l’annuncio del sindaco Giuseppe Sala che, in occasione del Pride del 2 luglio a Milano, ha dichiarato di voler riattivare i registri anagrafici per il riconoscimento dei figli nati in Italia da coppie omogenitoriali, così come già fatto nel periodo 2018-2020; la riproposizione della questione impone al ministro Lamorgese di prendere una posizione in merito”.
A dirlo è la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, responsabile del Dipartimento Pari opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili, che ha presentato un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno.
“Infatti, continua la senatrice Rauti, mi chiedo come valuti il ministro Lamorgese il comportamento di quei sindaci che consapevolmente violano la Costituzione e la legge e se non ritenga che invece vadano, comunque e sempre rispettate, al di là di ogni motivazione ideologica o convincimento personale. E tutto ciò anche considerando che la trascrizione automatica degli atti di nascita realizzati all’estero di fatto aggira le norme attualmente in vigore a livello nazionale sui bambini nati ricorrendo all’utero in affitto. La Legislazione italiana, che è bene ricordarlo, vieta tale pratica, riconosciuta come reato dalla legge 40 del 2004 in materia di procreazione medicalmente assistita”.
Condanna della pratica dell’utero in affitto che, come fa notare la senatrice di FdI “giunge anche da numerose sentenze, a cominciare da quella della Corte Costituzionale che la definisce ‘una pratica che offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane'”. Da qui la richiesta della senatrice Rauti al ministro Lamorgese di intervenire “anche attraverso i prefetti, cui i sindaci sono gerarchicamente sottoposti, affinché sia garantito il rispetto della legge in nome del principio, fondamentale del nostro ordinamento costituzionale, della certezza del diritto. Così da mettere fine alle iniziative di quei non pochi sindaci che decidono di violare la Costituzione e la legge in nome di presunti diritti genitoriali, senza peraltro tener alcun conto dei diritti dei bambini, arrogandosi poteri che, appunto, non hanno, e procedendo a registrare figli di coppie omosessuali”.

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