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“Le rivelazioni del quotidiano The Guardian confermano l’esistenza di una rete di pressione che Uber ha esercitato su Macron. Ma la forte influenza sull’allora ministro dell’Economia francese ne fa temere di analoghe, più pesanti e disinvolte, con gli apparati pubblici italiani e con le istituzioni europee sulle quali grava sempre una coltre di mistero sui processi lobbistici che ne determinano le scelte, troppe volte incomprensibili quando non ingiuste”. E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. 
“Ricordo con estrema chiarezza – ha aggiunto – gli improperi rivolti ai tassisti italiani che protestavano sotto Palazzo Chigi contro l’invasione di Uber. Venivano turlupinati con veemenza e additati come simbolo di arretratezza economica e culturale. Oggi alla luce dello scandalo,  i fatti danno loro ragione, molti gli dovrebbero chiedere scusa”. 

“E a questo punto diventa indispensabile che l’articolo 10 del ddl concorrenza venga immediatamente stralciato, visto che forzatamente insiste su un provvedimento che tratta di obblighi europei, mentre la categoria del trasporto pubblico non di linea è estranea a ogni direttiva di Bruxelles.  “Perché dunque il governo si ostina a mantenere questo articolo nel Ddl concorrenza, stravolgendo un settore che funziona a perfezione e che ha solo bisogno di una riorganizzazione fatta insieme ai tassisti e non contro di loro?” 

“Come del resto- ha concluso Rampelli-  hanno bisogno di riorganizzazione ed efficientamento molti altri comparti, né più né meno. Non saranno mica le pressioni di Uber a dettare l’agenda di Draghi?”

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