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L’intervista di Federico Novella

Intervista a Giorgia Meloni su tutti i temi dell’attualità: la posizione italiana, il drammatico tema della convergenza economica su inflazione e salari. Ma anche il futuro del centrodestra, le elezioni amministrative, i referendum: la leader di Fratelli d’Italia spiega la posizione e le idee del partito. A cominciare da una proposta per lenire il caro-prezzi: via il reddito di cittadinanza in cambio di un forte taglio al cuneo fiscale, che stimoli salari e occupazione. Sul delicato tema dei balneari: «Il Governo costruisce le condizioni per espropriare 30.OOO imprese: cambieremo questa legge· quando andremo al governo. Il Pnrr rischia di diventare il nuovo “ce lo chiede l’Europa”, una specie di super Mes».

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, l’Europa ha varato un embargo «differito» contro il petrolio russo. Draghi promette effetti concreti già quest’estate. Qual è il punto debole delle sanzioni? «È difficile ipotizzare ora se sanzioni che entreranno a pieno regime a fine anno avranno già l’impatto sperato tra tre mesi. Probabilmente però non si poteva fare di più alle condizioni date, perché purtroppo l’intera Europa paga il prezzo di una dipendenza drammatica, frutto anche delle sue scelte ideologiche degli ultimi anni. Con un paradosso che i principali responsabili di quelle scelte danno la colpa dei ritardi a Orban, mentre mi pare che tutti stiano cercando di difendere il loro interesse nazionale. Ma c’è qualcosa che sta limitando davvero il coraggio europeo sulle sanzioni ed è la mancanza di un meccanismo di compensazione finanziario per le Nazioni più colpite da queste scelte. Se non c’è una solidarietà reale che mi consenta di affrontare le perdite è chiaro che cercherò di limitarle il più possibile. Da mesi Io diciamo inascoltati a Draghi ma vedo che l’Italia non si sta muovendo come dovrebbe su questo tema. Ed è chiaro che sarà ancora peggio quando si passerà a parlare di gas».

Mentre l’inflazione galoppa, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco apre cautamente al salano minimo ma dice che non dobbiamo innescare «una corsa tra prezzi e salari», semmai solo aumenti una tantum. Che ne pensa? «Non sono d’accordo. Io credo che per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle nostre imprese serva un intervento poderoso sul cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro e aumentare i salari. Serviva già prima, ora a maggior ragione non è più rinviabile. Basterebbe abolire il reddito di cittadinanza per avere a disposizione risorse importanti per tagliare il costo del lavoro e rilanciare l’occupazione».

Da una parte Fdi «atlantista», dall’altra c’è chi nella coalizione fatica a smarcarsi completamente da Mosca, un governo di centrodestra sarebbe diviso sulla politica estera? «Un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia sarebbe saldamente collocato in Europa e in Occidente, perché questa è la nostra metà campo. Questo non vuoi dire essere succubi di Bruxelles né sudditi di Washington, ma difendere con forza l’interesse nazionale italiano nel quadro delle nostre tradizionali alleanze. Serve un riequilibrio della Nato verso l’Europa, ma se l’Europa vuole contare smetta di gridare all’ingerenza americana e investa di più nella Difesa. E serve un riequilibrio dell’Ue verso Sud. Dobbiamo tornare a essere protagonisti nel Mediterraneo, che gli ultimi governi hanno colpevolmente abbandonato, rendendoci marginali in Africa e in Medio Oriente ed esponendoci a immigrazione incontrollata e ricatti energetici».

Sui balneari la maggioranza ha trovato un accordo. La guerra può essere pretesto per far passare provvedimenti contrari all’interesse nazionale? «Con l’accordo sui balneari si costruiscono le condizioni per espropriare 30 mila imprese e consegnarle ad altri privati più grandi e più ricchi. Hanno raccontato agli italiani che senza le aste sulle spiagge non ci avrebbero dato i soldi del PNRR; pare ci sia stato un accordo sottobanco – perché nel testo di legge non c’era – tra e il governo Draghi in tal senso. Un fatto gravissimo. Ci batteremo anche alla Camera e poi cambieremo questa legge quando andremo al governo. Oggi tocca ai balneari, domani ai tassisti, dopodomani alle tasse sulla casa. Il PNRR rischia di diventare il nuovo “ce lo chiede l’Europa”, una specie di super Mes con il quale in cambio di soldi – peraltro in gran parte a debito – che dovevano servire per la ripresa dalla pandemia ci impongono scelte lacrime e sangue. Noi ci faremo sentire. E lo stesso faremo se cercheranno di utilizzare to stesso schema con la guerra».

Renzi sta promuovendo un referendum per abolire il reddito di cittadinanza. Rdc è emendabile o va solo eliminato? «Renzi, invece di promuovere referendum contro il Rdc, avrebbe fatto bene a non votare per prorogarlo. Gli italiani sanno che l’unica certezza per abolirlo è votare Fdi, l’unico partito che non ha mai agito in Parlamento a favore del reddito di cittadinanza. E non perché vogliamo affamare i poveri, come dicono i grillini. Ho ripetuto da sempre che chi non ha mezzi e non può lavorare deve essere aiutato dallo Stato. Ma per tutti quelli che possono lavorare la strada è detassare le assunzioni e dare loro un lavoro vero. E rompere quel circolo vizioso per cui migliaia di aziende di settori come il turismo non trovano gli addetti stagionali perché molti che potrebbero lavorare preferiscono stare a casa col Rdc e magari qualche integrazione con il nero».

Non trova che sugli altri referendum, quelli sulla giustizia, sia calato un silenzio inaccettabile? «I referendum non sono mai un fatto tecnico e chi lo dice vuole difendere le storture dell’attuale sistema giudiziario. FdI sta svolgendo la campagna per tre sì e due no perché non siamo d’accordo sull’abrogare del tutto le norme sulla carcerazione preventiva, che rischiano di spalancare le porte a troppi detenuti per reati odiosi come spaccio e furto in appartamento. Allo stesso modo non siamo d’accordo sull’abolizione tout court della legge Severino che impedisce a chi ha condanne gravi di svolgere ruoli elettivi. La legge va riformata profondamente, non abolita. Detto questo noi siamo sempre per la massima partecipazione democratica e ci auguriamo che gli italiani vadano a votare».

Il sottosegretario alla Salute Costa ha dichiarato che «tra poco avremo un vaccino aggiornato e si va verso un richiamo annuale. Sul resto nebbia fitta. «Non accetteremo altre restrizioni folli, non fondate su evidenze scientifiche, destinate a limitare ancora le libertà individuali e a danneggiare ulteriormente il nostro tessuto economico. Ha visto quante migliaia di bar, ristoranti, alberghi e discoteche non si sono più rialzati dopo una pandemia e sono stati costretti a chiudere? Ha visto che siamo rimasti tra le poche Nazioni al mondo che impongono ancora la mascherina nelle scuole o sugli aerei? E anche il green pass va abolito una volta per tutte; doveva essere uno strumento per consentire di riaprire i viaggi nella fase di massima chiusura ed e diventato un esperimento sociale di massa, che ha diviso gli italiani, ne ha discriminati milioni, senza alcuna valenza scientifica. Ora basta».

Condivide l’investitura di Salvini nei confronti di Fontana alla presidenza della Regione Lombardia. Chiederà in cambio la candidatura di Musumeci Sicilia? «Non è questione di scambi ma di riaffermare un principio. Un governatore uscente, che ha governato bene e intende ripresentarsi, viene ricandidato. A prescindere dal fatto che sia più vicino all’uno o all’altro partito in coalizione. È stato così per tutti finora, perché non con Musumeci? Se questo principio viene riconosciuto, vale anche per Fontana. Sinceramente, trovo curioso il metodo con cui Salvini ha annunciato, in solitaria, qualcosa che non è mai stato discusso con noi. Ma non credo, come dicono i maligni, che l’abbia fatto sperando in un nostro no».

In vista delle politiche, a sinistra si parla di nuovi contenitori, un Ulivo 2.0. Solo maquillage elettorale» o anche il centrodestra dovrebbe presentarsi «ristrutturato»? «Il cosiddetto “campo largo” di Letta fatica a decollare ma non mi spaventa. Anzi, lo considererei un elemento di chiarezza. D’altronde da tempo il M5S non è  altro ché un’altra faccia della sinistra. Il problema dei centrodestra non è ristrutturarsi in termini  di partiti o coalizioni, ma di dare agli italiani un messaggio trasparente è compatto: vi chiediamo il voto per governare insieme e non per riportare per l’ennesima volta il Pd al governo. E per governare insieme la regola che ci siamo dati anni fa è altrettanto trasparente: il primo partito della coalizione esprimerà U premier. Noi su questo siamo sempre stati chiari, non percepisco la stessa chiarezza negli altri. Per me la chiarezza delle pegole è una condizione essenziale per la coalizione».

Goldmam Sachs dice che, se vincesse la «destra euroscettica», il Pnrr sarebbe a rischio. «Ho trovato molto grave l’ingerenza di Goldman Sachs e l’ho denunciata. Qualche autorevole commentatore mi ha persino contestato. Parlano di Pnrr a rischio ma dimenticano di dire che è il “governo dei migliori” ad accumulare ritardi su ritardi nella sua realizzazione. Si devono rassegnare: chi vince le elezioni Io decidono gli italiani e non le banche straniere o i salotti radicai chic. Chi, dentro e fuori i confini nazionali, lavora per un altro governo come questo lavora contro l’Italia: abbiamo già pagato un prezzo troppo alto a governi marmellata, incapaci di decidere perché costretti a estenuanti mediazioni al ribasso tra forze politiche incompatibili tra loro. Soltanto un governo coeso e legittimato dal voto popolare avrà la forza per far ripartire l’Italia e rilanciare la crescita economica, che è l’unica vera garanzia per chi detiene il nostro debito pubblico».

Quale sarà il primo provvedimento varato da Giorgia Meloni premier? «Nel 2013, all’esordio elettorale di Fdi, mettemmo al primo punto del nostro programma un piano straordinario di sostegno alla natalità, per fermare l’inverno demografico a cui ci siamo condannati. Pensare di ‘prendere voti su un tema apparentemente lontano come questo fu una lucida follia e infatti ne prendemmo pochini. Ma dieci anni dopo il tema è ancora tutto li e i dati sono sempre più preoccupanti. E la questione è anche, forse soprattutto, economica. Non ci preoccupiamo del Pil demografico, e questo porterà al crollo del Pil economico. Non so se lo metteremo ancora al primo punto del programma ma certamente lo faremo: conciliazione lavoro-famiglia; asili nido gratis, con orari prolungati, più dimisi anche sui posti di lavoro e nei condomini; reddito di infanzia di 400 euro al mese per ogni figlio fino ai 6 anni; Iva al 4% sui prodotti per la prima infanzia. E tante altre misure concrete che abbiamo depositato e avevamo anche chiesto di inserire nel Pnrr. Ma, ancora una volta, il governo si è voltato dall’altra parte». 

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