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Enrico Grassi negli anni trenta a Borgo Visignolo, località della provincia di Reggio Emilia, tra il castello di Baiso e il castello di Viano, si dedica alla coltivazione dei campi. La moglie Luigina si occupa della casa e dei sette figli: Domenico, Alfio, Altea, Egle, Emilio, Teresa e Paolo.

Nelle terre dell’Appennino Reggiano, chiamate matildiche da Matilde di Canossa che le governava nel 1000 d.C., si produce da secoli l’aceto più famoso del mondo. Enrico, che sin da piccolo ha visto gli agricoltori della zona preparare il pregiato condimento per uso domestico, decide di produrne una piccola quantità da impiegare per fare dolci e condire le pietanze. Raccoglie l’uva della zona: Lambrusco, Ancelotta, Trebbiano, Albana, Sangiovese, Fortana, la pigia e ne ricava il mosto che mette a cuocere per un giorno intero a ottanta gradi. Mescola pazientemente il liquido che bolle per evitare la strinatura e quando il mosto ha raggiunto la giusta densità lo pone a raffreddare, poi lo mette a fermentare in barriques di rovere e successivamente a invecchiare e affinare in una serie di botticelle chiamate batteria. 

Il figlio Emilio osserva il padre mentre controlla la cottura del mosto e cura ogni passaggio, lo aiuta dapprima nei compiti più semplici e poi via via impara ogni fase del complesso procedimento che porta a far nascere l’aceto balsamico.

Negli anni sessanta Emilio aumenta il numero delle botti che arrivano a quattro e poi a sei, insegna ai suoi figli Antonio e Enrico i segreti della produzione di quel condimento nobile. L’aceto prodotto dalla famiglia Grassi è ormai conosciuto e apprezzato nella zona e 

negli anni ottanta Antonio e Enrico decidono di trasformare la produzione che fino a allora era stata per uso domestico in vera e propria attività commerciale: si organizzano, si suddividono i compiti, aumentano la produzione ma ricordano quello che il padre diceva loro mentre lavorava ai tini pieni di mosto: “Il nostro aceto si produce soltanto con il lavoro e la pazienza” e decidono che il metodo di produzione resterà quello che il padre aveva imparato dal loro nonno Enrico.

Arrivano a 700 botti, adottano il marchio G&G, acronimo di Grassi e Grassi e ampliano l’offerta dei prodotti tra cui spiccano l’aceto balsamico, il condimento balsamico e il più prezioso: l’aceto balsamico Tradizionale in tre versioni: bollino oro invecchiato oltre 25 anni,  bollino argento e bollino aragosta invecchiati rispettivamente quindici e dodici anni. 

L’azienda, conosciuta e apprezzata da clienti italiani e esteri, si espande e diventa anche un’azienda agricola che coltiva i prodotti d’eccellenza delle terre matildiche, preservandone le caratteristiche attraverso i metodi di lavorazione.

Antonio organizza il lavoro in azienda, la moglie Monica si occupa dell’amministrazione, il figlio Manuel si dedica alle coltivazioni e Luca alla promozione dei prodotti. Ai visitatori spiega le fasi della produzione dell’aceto balsamico e racconta del suo bisnonno Enrico che sorvegliava la cottura del mosto e lo metteva a fermentare nelle barriques di rovere. A chi gli chiede quale sia il segreto della produzione dell’aceto più celebre del mondo risponde sorridendo “Il tempo”.

La Sovrana Bellezza siamo noi.

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