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“Oggi discutiamo di un provvedimento insufficiente, perché parliamo di un intervento di 10 milioni di euro per una filiera che vale miliardi e che arriva, inoltre, con ingiustificabile ritardo. Dalla prima segnalazione di un caso di peste suina africana, infatti, sono trascorsi due mesi prima di arrivare ad un decreto legge e tre prima di arrivare a discuterlo in Aula, praticamente ad oggi è stata attivata solo burocrazia”.

Così il senatore di Fratelli d’Italia, capogruppo in Commissione Agricoltura in Senato durante la discussione del dl Peste Suina.

“Eppure di documenti che andassero nella direzione di modificare la legislazione italiana sul tema del contenimento della fauna selvatica ce ne sono molti e uno in particolare vide il voto favorevole di quasi tutte le forze politiche, con solo 4 voti di astensione. Si trattava di una relazione in cui si faceva riferimento ad un elenco di animali dannosi per il territorio. Tra questi era annoverato il cinghiale e tutte le conseguenze che il numero eccessivo di questa razza comportava con relative misure di intervento. Un documento che abbiamo provato a portare in Aula più volte ma l’ostruzionismo demagogico di alcune forze politiche lo ha reso impossibile. C’è quindi una forte responsabilità politica di alcuni partiti di maggioranza sull’immobilismo in atto che sta mettendo in discussione tutta la filiera zootecnica. Una filiera che, ricordo, corrisponde a un punto e mezzo del Pil nazionale per quel che riguarda solo l’allevamento e che arriva a decine di migliaia di posti di lavori messi a rischio se si valuta l’intero settore agroalimentare” conclude il senatore La Pietra.

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