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La pandemia non molla la presa e dopo due anni, tre dosi di vaccino e una sequela di provvedimenti che hanno piegato la nostra economia siamo ancora in stato d’emergenza.  Finirà, ci dicono, il 31 marzo prossimo, lasciando però in vigore il famigerato green pass che tanti danni continua a fare alle attività commerciali senza essere di alcuna utilità per arginare i contagi.

Da un mese sull’angoscia e le preoccupazioni che ci schiacciano dal marzo 2020 si è allungata l’ombra della guerra. Si combatte alle porte di casa nostra tra Russia e Ucraina e il conflitto che ha indotto l’Italia a adottare sanzioni contro la Russia ha già prodotto per noi pesanti conseguenze economiche: gas, energia elettrica e carburante alle stelle.

In questo scenario ha ancora senso parlare di eccellenza? Si può credere nella forza propulsiva della bellezza?

La risposta è sì, senza esitazioni.

Nel labirinto oscuro di paure, divieti, sfiducia nel futuro abbiamo bisogno di vedere la luce in fondo alla galleria, di una guida che ci conduca fuori dallo spazio angusto e spoglio in cui ci sentiamo confinati.

Facile parlare di bellezza in contesti armonici,  di benessere e agiatezza,  sicuramente più difficile ma più utile usare la bellezza come strumento per fare luce in tempi bui.

“Anche con i venti contrari” restiamo ancorati a ciò che siamo sempre stati e che ci ha permesso di attraversare i secoli, ricordiamoci chi siamo e come potremo ancora una volta riemergere dallo stallo in cui ci troviamo.

Per questo ci occorre l’antica sapienza dei nostri artigiani, degli artisti. L’arte del saper fare e del pensare è anche l’arte di risolvere problemi, anche e soprattutto con i venti contrari.

 La Sovrana Bellezza siamo noi

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