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“Il 19 marzo di venti anni fa assassinarono a Bologna un martire, un uomo che si era battuto per un lavoro che doveva incontrarsi con le nuove esigenze di un mondo che stava cambiando velocemente. Marco Biagi è stato l’ultima vittima di una ideologia che ha sempre caricato il lavoro di violento scontro sociale: i suoi assassini non vollero comprendere che la riforma di pensiero che il professor Biagi stava portando avanti si basava tutta sull’adesione volontaria, sul rispetto dei lavori, sulla centralità della persona dentro il mondo dell’occupazione, in piena libertà”.

Così la Responsabile Nazionale del Dipartimento Lavoro e Crisi Aziendali di Fratelli d’Italia e Assessore regionale al Lavoro del Veneto Elena Donazzan nel ventesimo anniversario dall’assassinio del prof. Marco Biagi.

“Marco Biagi fu vittima della violenza ideologica che armò la mano di chi pensava di uccidere le idee freddando l’uomo, il professore e pensatore. Il pensiero di Marco Biagi ha invece continuato il suo percorso di innovazione nel rispetto della vita e della realizzazione dell’uomo attraverso il proprio agire quotidiano nell’ambito lavorativo, in comunità fatte di meno Stato e più società, meno regole incomprensibili e più flessibilità a tutela delle scelte del singolo individuo” aggiunge Donazzan, che poi conclude “oggi, nella profonda riflessione che dobbiamo fare sui temi del lavoro, Marco Biagi e il suo pensiero restano il riferimento perchè il suo processo riformatore non si è arrestato 20 anni fa con l’assassinio di quest’uomo coraggioso”.

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