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Dopo due anni di pandemia che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere consideriamo normale doverci vaccinare ogni cinque mesi, esibire il nostro certificato vaccinale per avere ingresso a ristoranti, cinema, alberghi, mezzi di trasporto, chiedere ai nostri conoscenti a quante dosi di vaccino si siano sottoposti.
Indossiamo la mascherina come un indumento senza il quale ormai ci sentiamo nudi, evitiamo i contatti con gli altri, la vicinanza con le persone e persino una stretta di mano ci appare un gesto sconveniente, un abbraccio imbarazzante. Per salutarci ci sfioriamo il dorso delle mani con sorrisi di circostanza.
Il mondo che era diventato piccolo e facile da esplorare è di nuovo ostile ai viaggiatori, difficile da percorrere, pieno di insidie.
Chi viaggia lo fa a proprio rischio e pericolo: tampone per partire, tampone per rientrare, il timore di un esito positivo che obbligherebbe a una quarantena lontano da casa. La bellezza del viaggio svanisce, resta soltanto la difficoltà del percorso.
L’emergenza sanitaria ci ha fatto sprofondare nel buio di una malattia di cui non si vede la fine.
Eppure in uno scenario così cupo ancora una volta la stella cometa nel cielo ha squarciato l’oscurità, illuminato la strada, indicato il cammino, perché anche tra i più scettici a Natale torna la speranza: un Dio che si fa uomo e rinasce ogni volta proprio quando abbiamo bisogno di rinascita, di tornare a vivere. Natale significa che la vita vince e che c’è redenzione e salvezza per tutti, oltre il dolore, il buio, la malattia e la morte.
Tra pochi giorni festeggeremo la nascita del nuovo anno che porterà con se’ il carico di aspettative di tutte le nascite. In questi pochi giorni che ci separano dal suo arrivo non possiamo evitare di esprimere desideri, immaginare che ci regali soddisfazioni e gioie.
Il rito si rinnova, è più potente della paura e dello sconforto.
Questa manciata di ore che segnano il passaggio tra il vecchio e il nuovo sembra un tempo lunghissimo che si riassume nella frase di rito:”Ci vediamo nel nuovo anno!”
Siamo dunque alla vigilia, buona attesa a tutti, in fondo come dice Pavese “L’unica vera gioia è cominciare”.

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