“Il governo deve provvedere con vera e drammatica urgenza ad esaminare la rendicontazione pervenuta dalle Regioni per consentire lo sviluppo della piattaforma I-Co-Gen e il conseguente potenziamento dei laboratori per effettuare i sequenziamenti dei tamponi risultati positivi al COVID.
Lo sostiene in una interrogazione il senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, segretario della Commissione Sanità a Palazzo Madama.
“Per quale motivo – si chiede Zaffini – dopo quasi 2 anni di pandemia e ripetute denunce fatte anche con interventi d’Aula dall’interrogante sottoscritto, da ultimo durante la seduta del 23 giugno 2021, non si è ancora proceduto al rafforzamento di tali strutture al fine di dotare l’Italia di un tracciamento minimamente utile per individuare tempestivamente le nuove varianti in modo da gestire le successive fasi con necessario anticipo cessando così di “rincorrere il virus”, atteggiamento che sembra protrarsi dall’inizio della pandemia? Ad inizio 2020 l’Italia e l’Europa sono stati travolti dalla pandemia da COVID-19, e l’Organizzazione mondiale della sanità raccomandava tre azioni: la necessità di testare la presenza del virus nella popolazione (il testing); la necessità di tracciare i positivi in modo da isolare i focolai (il tracciamento appunto); la necessità di trattare il virus con adeguate terapie anche domiciliari (strategia delle 3T). l’Italia, rispetto a tali macromisure per affrontare la pandemia, ha fallito su tutte e tre, nonostante l’ordine del giorno unitario sull’emergenza sanitaria da COVID-19, sottoscritto da tutti i Gruppi parlamentari e approvato all’unanimità in data 9 giugno 2020, che impegnava il Governo su più fronti.
“In particolare – osserva Zaffini – l’aver effettuato fin dall’inizio un numero irrilevante di test e tamponi ha lasciato in circolazione un grande numero di soggetti asintomatici o paucisintomatici e poi, più recentemente, non aver sufficientemente sequenziato ha portato il nostro Paese a non cercare ed isolare le varianti. ‘Sequenziare’, infatti, significa analizzare un campione per rilevare le caratteristiche del materiale genetico del virus, informazioni che mostrano come riesce a entrare nell’organismo e sfruttare le cellule per replicarsi. L’Italia, però, come recentemente ‘confessato’ anche da Brusaferro (ISS), sequenzia molto poco sin dal marzo 2020. L’obiettivo fissato dall’ECDC e raccomandato dall’OMS è di processare il target minimo del 5 per cento dei tamponi positivi”.
“E’ tuttavia importante sottolineare – conclude Zaffini – che il mantenimento di un adeguato livello di sequenziamento è indispensabile al fine di seguire le dinamiche di sviluppo delle diverse varianti, per una loro pronta identificazione e per il successivo monitoraggio di mutazioni che potrebbero avere un impatto significativo sulla trasmissibilità dell’infezione e sull’efficacia delle vaccinazioni. Una necessità oggi pressante, alla luce della scoperta della ennesima variante ‘sudafricana’, ribattezzata Omicron dall’OMS. Domande ed ancora domande, alle quali attendiamo risposte utili anche a tranquillizzare i cittadini e magari anche a convincere gli oltre 6 milioni di Italiani ancora non vaccinati in prima dose”.