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“Ho presentato nel luglio 2020 un disegno di legge sulla maternità per rinsaldare il binomio inscindibile libertà e responsabilità e che prevede modifiche e integrazioni alla legge 194 del 1978”.

Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Tiziana Drago.

“La 194 – osserva Drago – presenta sostanzialmente l’aborto come opzione ultima che dovrebbe seguire a tutta una serie di interventi che lo Stato dovrebbe porre in essere a tutela sia della salute della donna che della vita nascente. Da ciò deriva la necessità di potenziare i consultori con risorse umane e con nuovi strumenti. Tali carenze sono sempre collegate alla mancata attuazione di leggi già esistenti”.

“Allo scopo di avere uno Stato sempre più di supporto alle vite dei cittadini, soprattutto di quelli più vulnerabili, e al fine di assolvere a quanto stabilito nel 1978 dal testo originario della legge n.194 – sottolinea Drago – la mia proposta di modifica normativa vuole introdurre il potenziamento dell’attività di prevenzione, attraverso, ad esempio, l’educazione a una sessualità responsabile nelle scuole, oppure diffondendo la conoscenza delle varie pratiche abortive, e l’aumento, sul piano nazionale, del numero delle culle per il ‘parto in anonimato'”.

“Da ciò – prosegue Drago – deriva la necessità di potenziare i consultori con risorse umane e con nuovi strumenti poiché le carenze sono sempre collegate alla mancata attuazione di leggi già esistenti. Bisogna aiutare la donna a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenerla, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.

“Lo Stato – conclude Drago – si sarebbe dovuto attivare nell’eliminare le barriere economiche e sociali al fine di sostenere le donne gravide in condizioni di difficoltà. In verità, ad oggi, le istituzioni italiane fanno i conti con la realtà di non aver aiutato le tante donne in difficoltà, di averle troppe volte lasciate sole. Molte sono, infatti, le donne che dopo un aborto, anche per non essere state preventivamente informate sulla tecnica abortiva da adottare, probabilmente ricorrono a terapie psicologiche per problematiche legate all’elaborazione del lutto”.

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