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“La direttiva Bolkestein non è applicabile alle concessioni balneari perché – come ha detto lo stesso Bolkestein – le concessioni balneari non rientrano nei servizi ma nei beni. Del resto la stessa Spagna e molti altri Stati rivieraschi, hanno disapplicato la direttiva, anzi l’hanno proprio ignorata, per queste ragioni. Solo in Italia una certa politica e una certa magistratura, entrambe prone all’eurocrazia di cui sono al contempo vittime e carnefici, interpretano la Bolkestein in senso anti-italiano ed erroneamente per due ragioni. La prima. Non è vero che la Bolkestein apre alla concorrenza perché di concorrenza si può parlare quando c’è reciprocità, e non c’è e quando ci sono pari condizioni, e non ci sono. Per esempio che business può fare un imprenditore italiano sulle coste del Mare del Nord (per non parlare di quelle inesistenti dell’Austria…)?.  In secondo luogo, la sua applicazione – per via giudiziaria-  tradisce lo spirito di direttiva (e non un regolamento) trasformandola in una sorta di ghigliottina delle nostre leggi nazionali secondo il principio del self-executing di cui nella Bolkestein non vi è neppure l’ombra. Quindi non si capisce proprio da dove nasca la guerra del Consiglio di Stato al diritto italiano e agli organi costituzionali gli unici legittimati a regolare la materia. Siamo pronti a sederci attorno a un tavolo appositamente costituito tra maggioranza/opposizione/balneari da una parte e governo dall’altra per trovare una composizione nell’interesse esclusivamente nazionale. Qui non si tratta di concorrenza, appunto, ma di svendita di pezzi di Italia”.

E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. 

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