Impossibile movimentare animali vivi dal Sud Italia, specialmente dalla Sicilia, al Centro e Nord, principali mercati di questa terra, e così il futuro di molte aziende agricole sane è a rischio: così i parlamentari di Fratelli d’Italia Carolina Varchi e Luca De Carlo, rispettivamente responsabili delle politiche per il mezzogiorno e agricoltura per il partito, hanno presentato un’interrogazione al Ministro della Sanità e al Ministro delle Politiche Agricole per chiedere di intervenire sull’interpretazione del Regolamento Europeo che di fatto blocca la movimentazione del bestiame.
“Il Regolamento riguarda le prescrizioni in materia di sanità animale per i movimenti all’interno dell’Unione Europea di animali terrestri e di uova da cova, prevedendo il blocco delle movimentazioni di animali in vita da territori NUI- Non Ufficialmente Indenni verso territori UI – Ufficialmente Indenni da alcune malattie, come la brucellosi”, ricordano Varchi e De Carlo. “Il chiarimento del mese scorso da parte del Ministero della Salute esplicita il divieto assoluto di movimentazione animale tra questi territori”.
Un’interpretazione che, per i parlamentari, sta mettendo in ginocchio le aziende: “E’ un problema limitare gli spostamenti di animali vivi dalla Sicilia e da altre Regioni NUI verso le Regioni UI del Centro e Nord Italia: infatti, non è più sufficiente che gli animali vivi siano Ufficialmente indenni dalle malattie indicate, o che lo sia la sola azienda o l’allevamento di provenienza, ma è indispensabile che l’intero territorio in cui ricade l’azienda sia considerato indenne. L’attività di vendita del bestiame, principalmente verso il Nord Italia, ha sempre garantito agli allevatori una discreta fonte di reddito che ora viene completamente bloccata con il rischio concreto di distruggere il settore zootecnico siciliano con un crollo vertiginoso dei prezzi” – proseguono Varchi e De Carlo – “Per questo chiediamo ai ministri Speranza e Patuanelli se siano al corrente della situazione; se abbiano già previsto una deroga alla normativa; se non sia il caso di intervenire presso le Regioni NUI affinché sia sviluppato un serio piano di eradicazione della brucellosi da raggiungere in 2/3 anni; se è possibile consentire, in forma straordinaria e temporanea, lo spostamento dei capi provenienti dalle aziende indenni, accantonando l’interpretazione più restrittiva del territorio”.