“I futuri ammortizzatori sociali dovranno essere il punto d’incontro tra due fattori che non potranno mai essere disgiunti: il capitale umano quale parte rilevante dell’azienda, e il fatto che l’azienda, oltre al già pesante fardello della tassazione, non può pagare a caro prezzo anche il costo del lavoro stesso” aggiunge Donazzan, “il nuovo sistema degli ammortizzatori sociali dovrà essere agile, veloce nell’autorizzazione e nel supportare i lavoratori con uno stato di sospensione: dovrà poggiare obbligatoriamente su politiche attive reali e concrete, puntare tutto su di una formazione che eviti l’inattività dei lavoratori valorizzando il patrimonio di competenze maturate all’interno di una filiera produttiva. Si dovrà inoltre tutelare quel lavoratore che vorrà prestare la propria opera all’interno di altre realtà aziendali: lavorare non può essere un elemento penalizzante, e dinnanzi ad una situazione di crisi è inopportuno mantenere il lavoratore ancorato per lunghi periodi agli ammortizzatori sociali perché questo sfavorisce la ricerca attiva e l’accettazione di nuove opportunità”
“Abbiamo già assistito a casse integrazioni interminabili, pagate coi soldi pubblici, magari in favore di grandi aziende che poi hanno deciso di trasferire la propria sede legale e fiscale all’estero: abbiamo già pagato tutte le spese, in nome di una giusta tutela dei lavoratori, come se solo lo Stato dovesse farsi carico di questo tipo di protezione” aggiunge ancora l’esponente veneta di Fratelli d’Italia, che conclude “la revisione degli ammortizzatori sociali dovrà dunque tenere conto della responsabilità anche sociale delle aziende, della velocità della loro azione e durata, per non essere ammortizzatori per tutta la vita ma piuttosto la fucina di una formazione che favorisca il passaggio tra un’azienda e l’altra, salvaguardando i diritti dei lavoratori”.