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“Sentita la relazione del presidente del Consiglio, ci arrendiamo alla definizione del “migliore”. Riteniamo che il migliore è colui che viene selezionato dal popolo e non colui che per la sua indubbia professionalità è lo strumento per cui una classe dirigente del Paese – avendo orrore della democrazia – rinvia le elezioni perché si aggrappa a un sedicente e salottiero autoreferenziale “migliore”. Ci arrendiamo oggi al fatto che lei è condannato, nel bene e nel male, ad essere il migliore. In politica estera è il migliore nell’esercizio funambolico de cerchiobottismo: va al G7 a promettere atlantismo, ma torna in Italia e scopre che il suo Ministro degli Esteri rinforza la cooperazione con la Cina. Fotografa finalmente la realtà turca, definisce Erdogan un dittatore, seppur dimenticando la qualificazione islamista, ma poi in Europa, al posto di chiedere la revoca di status di candidato all’Unione della Turchia, chiede un dialogo rafforzato è una maggiore unione doganale. Il Mediterraneo non è più il Mare Nostrum, ma di Erdogan, grazie all’inerzia della politica estera italiana che consente alla Turchia di usare i migranti come arma di distruzione di massa non solo da est ma anche da sud. A casa mia se uno è dittatore io non ci parlo. Draghi fa parte di una Europa forte coi deboli e debole coi forti, sottomessa alla Turchia. Per Fratelli d’Italia la Turchia non è geograficamente, culturalmente, politicamente, spiritualmente, Europa. Il presidente del Consiglio vada in Europa e chieda la revoca di status di candidato all’adesione europea della Turchia”.

Così Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia intervenendo in Aula sulle comunicazioni del presidente Draghi in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno.

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