Il testo integrale dell’intervento del presidente di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei (ECR Party), Giorgia Meloni, alla conferenza “L’Europa nel XXI secolo” organizzata dall’Istituto per il XXI Secolo di Budapest e dall’eurodeputato di Fidesz Hidvéghi Balázs. All’evento è intervenuto, tra gli altri, Ryszard Legutko, esponente del PiS polacco e co-presidente del gruppo ECR nel Parlamento europeo.
Buongiorno,
innanzitutto vorrei ringraziare l’on. Balázs Hidvéghi e l’Istituto per il XXI Secolo, diretto dalla Professoressa Mária Schmidt, per l’invito che ho molto apprezzato.
Condivido pienamente l’obbiettivo della vostra iniziativa. Sono convinta che consolidare le basi per una politica europea di destra, nazional-conservatrice, e potenziare e ampliare il retroterra culturale comune sia oggi il modo migliore per rafforzare le nostre risposte alle sfide del mondo contemporaneo.
Ricordo con orgoglio che a co-presiedere il Gruppo parlamentare ECR c’è un intellettuale del calibro di Ryszard Legutko. Questo a dimostrazione di come per i Conservatori europei sia fondamentale fondare l’azione politica su una solida visione culturale.
Per fare in modo che le forze della destra possano avere un ruolo sempre più centrale nella politica europea dobbiamo per prima cosa definire la nostra idea del processo d’integrazione e analizzare quello che non va nell’attuale Unione europea.
L’Europa unita è per me un ideale che viene da lontano ed ha le sue radici più profonde in tre luoghi splendidi: Atene, Roma e Gerusalemme. Il Cristianesimo le ha senza dubbio dato unità culturale e il valore insostituibile delle radici cristiane dovrebbe essere anche per questo riconosciuto ufficialmente anche da Bruxelles. Nessun progetto politico è destinato a durare senza un sentimento di appartenenza condiviso e sono convinta che solamente valorizzando e trasmettendo la nostra comune identità si possa rafforzare la consapevolezza degli Europei di avere un destino che li unisce.
Purtroppo molti degli attuali leader dell’Unione Europea, e anche la maggioranza dei Membri del Parlamento Europeo, invece di rafforzare e difendere la nostra comune civiltà pare facciano di tutto per indebolirla. Gli autoproclamati “europeisti” fanno finta di non sentire le critiche espresse da milioni di cittadini. Per loro è sempre colpa degli altri, di chi non vuole “più Europa” o dell’ignoranza degli elettori. Per loro la risposta alle crisi è sempre una maggiore cessione di sovranità dagli Stati membri verso Bruxelles. E chi si oppone a questa visione a senso unico è inevitabilmente additato come “anti-europeista”.
Questa ideologia, che guida attualmente le Istituzioni comuni dell’Ue, promuove una visione della società nella quale domina l’individualismo, l’idea acriticamente positiva della globalizzazione e l’ossessione del politicamente corretto. Gli autoproclamati “europeisti”, in nome del multiculturalismo, stanno rinnegando le nostre tradizioni e i nostri valori comuni per inseguire una società fintamente inclusiva e buonista. In tutto il mondo occidentale le forze conservatrici sono chiamate a rispondere con decisione alle pratiche di cancellazione e revisione della nostra storia, che noi conosciamo come “cancel culture”.
L’incapacità dimostrata nel gestire i flussi migratori riassume tutte le loro contraddizioni. A mio avviso i confini forniscono ai popoli una identità che riassume i loro diritti e doveri di cittadini e la loro fedeltà verso coloro dai quali dipendono per la propria sicurezza e il proprio benessere.
L’Ue deve difendere i propri confini esterni e non deve costringere i suoi cittadini ad accogliere masse di immigrati irregolari. La nostra solidarietà deve essere garantita principalmente a coloro i quali scappano davvero da guerre e persecuzioni e non possiamo più accettare ricatti sulla pelle dei migranti. Né dalla Turchia né dal Marocco né dalla Libia né da nessun altro. L’Europa deve cambiare totalmente strategia e promuovere iniziative congiunte come il blocco navale al fine di evitare le partenze, salvare le vite e lottare contro i trafficanti di esseri umani. Servono accordi per i rimpatri tra l’Ue e i principali paesi di partenza e di transito.
In tutta Europa i partiti di sinistra invece di promuovere la natalità, in un continente sempre più vecchio e in piena crisi demografica, sostengono teorie che indeboliscono la famiglia naturale quale pilastro della nostra società e che negano le differenze naturali tra uomini e donne. L’UE non dovrebbe intervenire in materia di educazione e diritto famigliare e dovrebbe lasciare queste competenze agli Stati membri.
Dobbiamo ripristinare il primato della politica sull’economia attraverso il superamento dei parametri di Maastricht e l’abbandono delle politiche di austerità. Difendere l’economia reale contro l’economia fondata sulla finanza. Realizzare un’autentica economia sociale di mercato, incentrata sulla tutela delle tecniche di lavoro tradizionali e sulla valorizzazione delle specificità dei territori e dei prodotti tipici.
Bisogna promuovere alti standard sociali e ambientali senza inseguire obiettivi irrealistici come quelli inseriti nel Green Deal, valorizzando il ruolo dell’imprenditore che investe e produce e contrastando chi specula e ricerca solamente il profitto fine a sé stesso. Il processo di integrazione europea deve dare vita ad un sistema in grado di competere con le altre potenze globali in un mondo che è ormai multipolare. Non è accettabile per l’Europa rassegnarsi a un ruolo di subalternità politica, commerciale o culturale rispetto ad altri attori internazionali e dobbiamo prestare particolare attenzione all’espansionismo cinese, a quello della Turchia e alle minacce del fondamentalismo islamico.
Per realizzare tutto questo serve unire le nostre forze attorno ad una proposta politica in grado di cambiare lo status quo. È la proposta che la nostra famiglia dei Conservatori e riformisti europei cerca di sviluppare da anni: esiste una terza via possibile tra l’europeismo acritico nemico delle sovranità nazionali e l’antieuropeismo che arriva a negare l’utilità di qualsiasi valore aggiunto europeo.
Il nostro obiettivo primario è quello di una ridefinizione delle competenze dell’Ue e la costituzione di una Europa confederale. Per noi è compito degli Stati e non dell’Ue garantire la sicurezza, la libertà e i diritti dei propri cittadini. L’adesione degli Stati nazionali all’Unione europea deve essere intesa come un mezzo per la piena realizzazione di questi obiettivi, sanciti nelle nostre Costituzioni. Per questo motivo serve aprire un dibattito per valutare le attuali politiche dell’Ue e identificare le sue debolezze e anche i suoi punti di forza alla luce del rispetto dei principi di proporzionalità e di sussidiarietà. Tutto il contrario del finto dibattito, con risposte già decise, promosso dai federalisti sotto il nome di “Conferenza sul futuro dell’Europa”.
Il nostro è un progetto politico ambizioso ma realistico. L’Ue deve rimanere un’organizzazione internazionale e non trasformarsi in un “Super-stato”. La logica di un’Unione sempre più stretta può e deve essere messa in discussione.
In qualità di Presidente del Partito dei Conservatori europei è mia intenzione lavorare per promuovere una maggiore cooperazione tra i Paesi mediterranei quali Italia e Spagna e i paesi che aderiscono al Gruppo di Visegrad, in particolare Polonia e Ungheria. Solo così potremmo efficacemente equilibrare il peso dell’asse Franco-Tedesco all’interno dell’UE. Per ottenere questo risultato reputo di enorme importanza il lavoro svolto all’interno del Parlamento europeo dove già oggi sono tantissimi gli elementi di sintonia tra la delegazione di Fidesz e quelle appartenenti al nostro Gruppo dei Conservatori e riformisti europei.
Per me la vera festa dell’Europa unita non è il 9 maggio ma è il 9 novembre. Il giorno in cui ricordiamo la caduta del muro di Berlino e la vittoria della libertà sul Comunismo. La “vera Europa”, come amava definirla Roger Scruton, quella costruita da Nazioni libere e sovrane che hanno costruito un percorso di pace e prosperità seguendo il motto “uniti nella diversità”, è minacciata dalla morsa soffocante dell’ideologia federalista da un lato, e del mainstream globalista dall’altro.
Sono profondamente convinta che se vogliamo salvare l’ideale europeo dai finti europeisti dobbiamo rifondare l’Unione Europea su nuove basi. E momenti di confronto come quello che avete organizzato oggi, ci aiuteranno a farlo.
Buon lavoro a tutti.
Giorgia Meloni