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“Le risposte che il Presidente della Regione della Toscana ha fornito, tramite stampa, in merito alla sospensione ed all’avvio dell’iter di revoca della nomina del suo Capo di Gabinetto sono ridicole. Un tentativo di minimizzare una vicenda gravissima e senza precedenti, che è la spia di un problema enorme. Il condizionamento, se non l’imposizione, di interessi privati nelle Istituzioni. Altro che ferie o ritiro delle deleghe, Eugenio Giani deve chiarire perché non risolve il contratto del suo Capo di Gabinetto. Se volesse davvero, la legge prevede di firmare un decreto di revoca. Non firmandolo lascia pensare che non può e non se la sente. E’ forse ostaggio di qualcuno?” attacca Paolo Marcheschi, Dirigente nazionale di Fratelli d’Italia ed ex Capogruppo FdI in Consiglio regionale.

“La legge regionale sull’ordinamento del personale è chiara: “il contratto può essere altresì risolto in qualunque momento da parte del Presidente (..) in tale caso il dipendente cessa immediatamente il proprio servizio (art. 42 c.2 della L.R 1 /2009 ). Quindi, il capo di gabinetto, non solo non ha deleghe (come letto su alcuni giornali), si occupa della Segreteria Politica del Presidente, delle relazioni interne ed esterne. La sua è sostanzialmente una nomina fiduciaria, e “può essere rimosso in ogni momento (art.42 L.r. 1/2009)”. Giani dica chiaramente se qualcuno gli ha imposto di non licenziare il suo Capo di Gabinetto (cosa gravissima!) o se non ritiene di doverlo licenziare, scegliendo deliberatamente di non difendere il buon andamento della Regione e l’operato dei suoi dirigenti onesti. Gori non vuole dimettersi? Giani rescinda il contratto, se davvero lo vuole!” incalza Marcheschi. “Inoltre, anche la risposta che Giani ha dato sulla fantomatica sospensione e passaggio delle fantasiose deleghe dal suo Capo di Gabinetto al Direttore Generale della Regione, fa capire il livello di “dilettanti allo sbaraglio” a cui è affidata la Regione –sottolinea il Dirigente nazionale di Fdi- Il Capo di Gabinetto non ha deleghe ed è cosa ben distinta dal Direttore Generale che coordina la macchina amministrativa ed è figura di raccordo con gli uffici regionali. Qualora Giani volesse attribuire al Direttore Generale funzioni particolari di rilievo istituzionale deve farlo non a parole, ma con un decreto per stabilire le ulteriori competenze. Che non mi risulta abbia fatto. La Pubblica Amministrazione parla con gli atti, non con i comunicati stampa.”

“Giani abbia il coraggio e si assuma le proprie responsabilità, dimostri di essere trasparente e libero nella difesa degli interessi pubblici. Il dubbio che in Regione ci siano altri Dirigenti complici, che hanno fatto finta di non vedere, va fugato subito con grande fermezza – chiede Marcheschi – Le accuse sono pesantissime e non coinvolgono le singole persone o il Pd, ma la credibilità e l’imparzialità dell’Istituzione Regione Toscana, potrebbero scatenare un effetto domino. Considerato che il Commissariamento, previsto per gli enti locali, non è previsto per la Regione, ho scritto al Prefetto per capire quali misure sia opportuno mettere in atto per tutelare la Pubblica amministrazione ed i cittadini dal rischio di infiltrazione mafiosa nella Regione”.

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