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Nel 1949 Giulio Castelli, ingegnere chimico che aveva studiato al Politecnico di Milano, fonda a Naviglio, frazione di Santa Corinna, un’azienda per la produzione di oggetti in plastica, insieme a Michele Pistorio e Eros Rastelli.
La chiama Kartell, nome assonante con il suo cognome e nello stesso tempo facile da pronunciare in tutte le lingue.
Giulio è uno sperimentatore, la sua innata curiosità lo spinge a dedicarsi allo studio delle materie plastiche per esplorarne tutti i possibili impieghi, è affascinato da quel materiale considerato modesto e di scarso valore e ne intuisce le grandi potenzialità. E’ convinto che attraverso processi di lavorazione tecnologicamente avanzati e una veste che ne esalti le qualità la materia plastica possa diventare preziosa e si lancia nella grande sfida: inizia a produrre oggetti d’arredamento sostituendo il legno e il vetro con la plastica valorizzandola attraverso la tecnologia più innovativa e il design più ricercato.
Ma l’obiettivo di Castelli è arrivare a nobilitare perfino gli umili utensili casalinghi, produce contenitori, cestini, bacinelle e carrelli che per la prima volta, nobilitati dal design attraente, da oggetti da nascondere diventano oggetti decorativi.
Nel 1958 inizia anche la produzione di lampade che darà vita a pezzi unici come la lampada 4006 di Achille e Piergiacomo Castiglioni.
Giulio sposa Anna Ferrieri e nascono due figli: Maria e Valerio. Anna, architetto e designer, diviene direttrice artistica di Kartell e disegna i celebri “componibili”, mobili sovrapponibili che si incastrano senza viti o perni, chiamati mobili 4970/84 che debuttano nel 1967 al Salone del mobile di Milano.
Nel 1972 Kartell viene invitata a partecipare alla mostra “Italy: The New Domestic Landscape” al Mo.Ma di New York.
Per l’occasione Kartell espone pezzi di Anna Ferrieri, Gae Aulenti, Richard Sapper, Marco Zanuso e Ettore Sottsass. Il debutto sul palcoscenico internazionale è un successo straordinario tanto che gli oggetti esposti diventano parte della mostra permanente del Mo.Ma. e la fama di Kartell si diffonde in tutto il mondo.
Nel 1987 Anna Ferrieri disegna la sedia sovrapponibile 4870 vincitrice del Compasso d’oro, tuttavia negli anni 80 i mobili artigianali prodotti in numero limitato soppiantano i prodotti industriali e l’azienda attraversa un periodo di crisi.
E’ in quel momento che Claudio Luti, marito di Maria Castelli, che undici anni prima aveva fondato la casa di moda Gianni Versace insieme al celebre stilista, acquista l’azienda e decide di rinnovarla completamente. E’ deciso però a conservarne l’anima: la tecnologia, la grafica e l’immagine. Luti è laureato in economia e commercio, non è un architetto, viene dal mondo della moda nel quale ha imparato che l’emozione suscitata dal prodotto esposto in vetrina è centrale e introduce questo concetto per la prima volta nell’arredamento. Concepisce i mobili come abiti che devono sedurre l’acquirente, vestire gli ambienti, conquistare l’immaginazione di chi li osserva. Per ottenere questo risultato sceglie designer come Philippe Starck che inventa la “Dr. Glob”, una sedia in acciaio e polipropilene realizzata con un procedimento di iniezione dal fianco per evitare il bollo centrale sulla seduta. Il prezzo è di centocinquanta mila lire mentre la concorrenza vende sedie di design a ottocentomila. La prima sedia prodotta da Kartell, elegante, sinuosa e essenziale a un prezzo che sbaraglia la concorrenza è un successo strepitoso. Seguono Vico Magistretti, con la sedia “Maui”, la prima al mondo in monoscocca di plastica senza sostegni dello schienale e Antonio Citterio con i carrelli dai nomi evocativi di “Battista” e “Gastone”, dallo spessore doppio rispetto a quello usuale per evocare ricchezza e solidità. Con Ron Arad Kartell compie un’altra rivoluzione: la libreria bookworm nata in metallo viene riprogettava in plastica attraverso un meticoloso studio dell’estrusione. Gli studi sul policarbonato consentono poi a Philippe Starck di creare le sedie Marie e Louis Ghost vendute in milioni di pezzi in tutto il mondo.
Nel 1999 Kartell apre il suo museo in cui espone più di 1000 pezzi che rappresentano l’eccellenza della sua produzione e che nel 2000 vince il premio Guggenheim “Impresa e Cultura” come miglior museo d’Impresa.
Gli oggetti di Kartell, creati dai più importanti architetti del mondo, a distanza di tanti anni sono tra gli oggetti d’arredamento più venduti al mondo, sono icone di stile e continuano a attrarre intere generazioni conquistate dalla purezza del design.
Di recente, dopo una lunga gavetta in altre aziende, sono entrati in Kartell i figli di Claudio Luti, Lorenza e Federico che hanno fatto loro il motto del padre:” Dalla moda ho portato il valore emozionale del prodotto che deve andare in vetrina”. Nel frattempo Kartell ha compiuto settantadue anni e la terza generazione si accinge a guidare l’azienda italiana che ha rivoluzionato l’arredamento in tutto il mondo.
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