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Caro Direttore,

colgo l’occasione dell’editoriale che ieri Ernesto Galli della Loggia ha dedicato a Fratelli d’Italia e alla “Destra moderna che serve” per provare a completare le sue riflessioni intelligenti e suggestive. In questo ultimo mese ho ascoltato giudizi severi sulla decisione di FdI di non far parte della (troppo) variegata maggioranza che sostiene il governo Draghi, spingendo alcuni osservatori a considerarci un partito perennemente tentato da una «opposizione a prescindere».

La nostra scelta, invece, oltre a preservare la natura democratica della nostra Nazione (senza un’opposizione l’Italia assomiglierebbe sinistramente a un regime), richiama l’idea che abbiamo di una Destra moderna ma legata a un principio di coerenza e di difesa della sovranità popolare. Troppo spesso la coerenza viene liquidata come un’anticaglia retorica ma è, o almeno dovrebbe essere, il fondamento della rappresentanza in una moderna democrazia. E la sovranità popolare viene quasi considerata un optional, mentre essa rappresenta lo strumento per arginare ogni rischio di degenerazione autoritaria in una società che ha visto la politica ridursi a mera gestione del potere e nuove oligarchie e tecnocrazie occupare lo spazio che spetterebbe alla (buona) politica.

È su questi presupposti che una moderna Destra di governo deve poggiare una visione a lungo termine, il cui obiettivo è tracciare una strada da percorrere nella complessità del tempo e della storia. Galli della Loggia ricorda che compito della destra è la difesa dello Stato nazionale ma senza alcun richiamo al «nazionalismo di un tempo alla sua boria e alle sue imprese». Lo condivido. E tra il nazionalismo aggressivo e il tradimento costante dell’interesse nazionale tanto in voga in certi circoli politici e intellettuali della sinistra, Fratelli d’Italia ha scelto di definirsi come un partito patriottico. Roger Scruton, uno dei grandi maestri del pensiero conservatore europeo, definiva il patriottismo come la devozione «alla propria terra, ai propri concittadini e alla cultura che li accomuna». È la lealtà nazionale il fondamento di quei valori di coesione sociale e solidarietà che Galli della Loggia inscrive nei moderni conservatori. Da qui deriva la battaglia dei Conservatori europei, di cui ho l’onore di essere presidente, per un modello confederale di Europa che veda negli Stati e nelle identità dei popoli europei non un ostacolo da abbattere in nome di un globalismo acritico, ma un valore da difendere. Perché siamo convinti che l’unità dell’Europa può realizzarsi solo dentro un principio di sussidiarietà che rispetti la sovranità degli Stati nazionali e dei suoi cittadini. Ovviamente all’interno di una cornice di interesse generale che la Ue è chiamata a tutelare.

Molti dei suggerimenti di Galli della Loggia esistono dunque già nella destra rappresentata da Fratelli d’Italia. Questa destra oggi difende il valore dello Stato come spazio del bene comune e degli interessi nazionali, vuole una democrazia che decide con la riforma presidenzialista, si batte per ricucire le distanze tra Nord e Sud, tra vecchi e giovani, tra garantiti e non garantiti, tra impresa e lavoro, in un rinnovato progetto di coesione nazionale che è nel nostro Dna.

Questa destra si pone a difesa dei più fragili e di quella classe media che è alla base della nascita delle democrazie e che oggi, in tutto l’Occidente, è minacciata da una globalizzazione selvaggia che sta rafforzando sempre più una ristretta élite che detiene non solo il potere economico e finanziario ma anche quello tecnologico e mediatico. E su ciascuno di questi titoli potrei elencare fatti concreti, proposte, azioni, che ometto unicamente per ragioni di spazio, ma sono a disposizione di chi voglia approfondire. In realtà la «destra moderna che serve», e che in parte tratteggia Galli della Loggia, non abita i non-luoghi dell’utopia o lo spazio dell’immaginazione; esiste e sta prendendo forma nel progetto di Fratelli d’Italia. E la fiducia che sempre più italiani ci stanno mostrando lo conferma.

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