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“Lo chiamano Patto di Fine legislatura e già il nome lo definisce per quello che è: un accordo di potere fatto da spezzoni dei due partiti in spregio alla volontà degli elettori e alle regole del sistema maggioritario che imporrebbe alle opposizioni di vigilare sull’operato della maggioranza e non di salire in corsa sul carro del vincitore. Già all’epoca del suo insediamento non avendo i numeri per governare, Zingaretti si sarebbe dovuto dimettere, invece decise di partire con una maggioranza raccogliticcia fondata sul sostegno dei fuoriusciti di Lega e Forza Italia, quel celeberrimo Patto d’Aula contro cui si scagliarono gli strali del gruppo Movimento Cinquestelle e che diede luogo a quell’ibrido di governo detto anatra zoppa.

Oggi nel tentativo di far dimenticare i tanti fallimenti della sua Presidenza, condizionata oltre che dall’incapacità della Giunta, anche dai ripetuti equilibrismi d’aula per evitare la sfiducia, l’ex segretario Dem imbarcando gli acerrimi nemici grillini, tenta di mascherare l’ennesimo inciucio compiuto dal suo partito per evitare le elezioni, spacciandolo per un atto di etica della collaborazione. Ma tutti ricordano i suoi imperiosi: “Mai con i Cinquestelle” così come nessuno dimentica gli attacchi politici, le denunce in procura e gli insulti con cui gli esponenti penta stellati hanno bombardato la maggioranza di Centrosinistra.

No, non è questa le Etica della Collaborazione, bensì quella dimostrata da FdI che, pur non venendo meno ai compiti dell’opposizione, ha sempre  operato con senso di responsabilità, anche in occasione di complesse sedute di approvazione del bilancio, quando la Regione Lazio era sull’orlo del dissesto finanziario, dopo decenni di giunte di centrosinistra, o quando si è trattato di approvare provvedimenti molto importanti per le popolazioni”.  Così Giancarlo Righini, consigliere regionale del Lazio di Fdi.

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