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La lettera pubblicata dal Corriere della Sera: «FdI aveva proposto un emendamento al decreto Milleproroghe per sospendere l’efficacia della nuova normativa sulla prescrizione»

Gentile Ministro Cartabia,

incontrando giovedì scorso i capigruppo in Commissione Giustizia alla Camera, lei ha concordato di porre mano alla prescrizione, come ridisegnata dal suo predecessore all’esito della riforma del processo penale. Nonostante tutti i partiti, tranne il M5S, abbiano manifestato più o meno forti perplessità sulla nuova disciplina della prescrizione, questa rimarrà dunque sciaguratamente in vigore. L’eventuale rettifica sarà subordinata al varo di un provvedimento dai contenuti ancora ignoti. Lunedì alla Camera Fratelli d’Italia aveva ipotizzato un percorso differente, più razionale. Avevamo proposto un emendamento al decreto Milleproroghe per sospendere l’efficacia della nuova normativa sulla prescrizione: non la abrogava espressamente ma impediva che fosse operativa fino a una maggiore chiarezza del quadro d’insieme.

Lei è consapevole quanto me che l’attuale regime della prescrizione costituisce una bandiera ideologica per la forza politica che lo ha fortemente voluto: come se lasciare sospeso per un tempo indefinito un procedimento penale, col carico di incertezza che determina sulla vita dell’accusato, costituisca la bacchetta magica che permette di ritenere funzionante il sistema giudiziario. Come se non sapessimo tutti, anche i non addetti ai lavori, che più del 70% delle prescrizioni maturano nel corso delle indagini preliminari e che, se e quando si perviene al giudizio, solo l’1,2% sono dichiarate in Cassazione: il che vuol dire che il terreno di intervento non è tanto, o solo, a giudizio avviato, bensì prima, con rimedi diversi. Come se, per non salvare i «colpevoli» per via del decorso del tempo, sia giusto lasciare in piedi il processo senza alcun termine anche per chi è stato assolto in primo grado. Il primo passo fatto in Parlamento è però un passo falso: il ministro D’Incà ha espresso parere contrario al nostro emendamento facendolo respingere, al prezzo di dividere la maggioranza. La riforma del processo penale, se affrontata con serietà, non si realizza dalla sera alla mattina: se tutto procedesse speditamente, si farebbe in tempo in questa legislatura ad approvare una legge delega, ma poi la sua specificazione competerebbe al prossimo Governo e al prossimo Parlamento. Parliamo di anni. L’emendamento di FdI puntava a bloccare lo strappo della pessima disciplina sulla prescrizione approvata nei mesi scorsi, in attesa che si chiarisse il quadro complessivo. Converrà ministro che l’esordio è stato deludente.

Ora c’è da lavorare sulla rimodulazione del Recovery plan nella parte alla giustizia, per utilizzare le risorse disponibili verso interventi sulla macchina giudiziaria che permettano di recuperare funzionalità e abbreviare i tempi: a cominciare dall’indilazionabile ampliamento degli organici, anche tramite l’indifferibile stabilizzazione dei magistrati onorari, e da una digitalizzazione non a macchia di leopardo. Su questo, siamo disponibili a illustrarle le nostre proposte, convinti — come sono certa sia anche lei — che all’efficienza non servano spot ideologici, ma mezzi concreti e risorse umane adeguate.

Giorgia Meloni

Presidente di Fratelli d’Italia

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