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“Con un blitz notturno di pessimo gusto gli antifascisti genovesi hanno messo dei sacchi di spazzatura e dei fogli con i nomi di alcuni esponenti della destra ligure sulle lapidi del Monte Mafrei, inneggiando al negazionismo dell’eccidio dei 200 marò lì trucidati nel 1945.

All’indomani della Liberazione, il comandante Giorgio Giorgi, con un atto di insubordinazione barattò la consegna del proprio plotone ai partigiani comunisti in cambio di un salvacondotto e probabilmente l’aiuto per la fuga in Sudamerica.

I militari vennero trascinati dai partigiani per le mulattiere, poi spogliati degli effetti personali e della piastrina di riconoscimento per evitarne l’identificazione e infine crudelmente assassinati a bastonate, passati per le armi e sepolti in fosse comuni. A guerra finita fu difficile recuperare le salme e soprattutto individuare i nomi, per cui si scelse di erigere sul monte una croce in memoria con una serie di lapidi bianche.

Oggi, ancora una volta un’orda barbara di fanatici si avventa virtualmente su quei corpi per tentare di cancellarne la memoria ed oscurare uno dei tanti genocidi commessi dell’odio comunista.

La sinistra, che tanto si pulisce la bocca inneggiando alla democrazia e dichiarandosi contro ogni violenza, condanni il vile gesto e ne prenda le distanze.

Il dipartimento tutela Vittime esprime solidarietà al consigliere Sergio Gambino e a tutti gli altri esponenti colpiti da questo atto di infamia.

Fratelli d’Italia continuerà a battersi per la Verità e per una memoria nazionale condivisa e scevra da ogni fanatismo.”

Così in una nota Cinzia Pellegrino, coordinatore nazionale del dipartimento tutela vittime di Fratelli d’Italia.

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