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“Questa legge di bilancio interviene in una fase storica eccezionale e critica, risulta obbligatorio saperne cogliere i pochi aspetti positivi per segnare l’inizio di una rinascita italiana. 

Trovo umiliante, non solo per la centralità del parlamento ma anche per quella della politica, che  la commissione Bilancio arrivi per ultima a esaminare quanto viene deciso in altre sedi, task force, esperti o presunti tali, eurocrati.  A seguito della crisi pandemica, stiamo disponendo, in debito, di centinaia di miliardi, pari a venti leggi di bilancio, a venti anni di sacrifici solenni. Stiamo in più  ipotecando il futuro di diverse generazioni. 

Il Governo invece di tracciare la strada della ripresa si piega ai disegni dirigisti dei tecnocrati, vanificando questa congiuntura storica.

Quali sono le vocazioni nazionali su cui puntare per creare ricchezza, azzerare gli interessi passivi sul debito, redistribuire e soccorrere i poveri? 

Far crescere l’economia reale, partite Iva, imprese, professioni, commercio di strada; valorizzare la  nostra posizione al centro del Mediterraneo e diventare insostituibile cerniera tra Asia, Africa ed Europa, con un piano straordinario di infrastrutture nuove o rinnovate, tali da trasformare la nostra penisola in una piattaforma logistica moderna, operazione che oltretutto produce un abbattimento importante delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera; raddoppiare il Pil del turismo, culturale e naturalistico, 

Consapevoli che tutto il mondo vuole visitare l’Italia ma che l’Italia allo stato non risulta idonea a essere visitabile da tutto il mondo; estendere il perimetro del Made in Italy e strutturare la filiera industriale dell’agroalimentare per evitare di essere i meri fornitori di materia prima e non coloro che trasformano e commercializzano, facendo fruttare le proprie eccellenze.

La retorica sulla digitalizzazione inizia invece a diventare stucchevole anche per la volontà perseverante di ignorarne le conseguenze socio economiche. 

Occorre semmai investire per bilanciare alcune degenerazioni legate a questo processo irrefrenabile: la disoccupazione, la solitudine come nuova prospettiva neoliberista per moltiplicare i profitti e sfruttare i consumatori, l’alienazione, la trasformazione del sistema sociale democratico fondato sulla libertà delle relazioni in organismo totalitario fondato sul controllo dei dati e loro profilazione a fini di omologazione culturale e commerciale, la mancanza di piattaforme digitali sovrane e la conseguente perdita di indipendenza nazionale”.

È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli nel corso di un intervento in Commissione bilancio.

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