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di Andrea Brusa

Non ha mollato di un centimetro: voleva Francesco Acquaroli, ex sindaco del Maceratese e deputato di Fratelli d’Italia, candidato governatore nelle Marche e nonostante mesi di braccio di ferro con gli alleati che invece mugugnavano, alla fine ha vinto lei. Giorgia Meloni non poteva dunque mancare ieri al porto storico di Ancona per lanciare la campagna elettorale di chi sfiderà il centrosinistra uscente alla corsa verso Palazzo Raffaello.

Onorevole Meloni, perché Francesco Acquaroli come candidato governatore nelle Marche? «È pulito, crede in quello che fa, per questa regione c’è sempre stato e l’ha scelta: era consigliere regionale e ha preferito tornare a fare il sindaco, come adesso da deputato preferisce fare il presidente di Regione. E questo non è scontato in questi giorni. Una scelta d’amore e di responsabilità. Quando guardo Francesco, penso sempre che la forza non ha bisogno di essere aggressiva».

Marche Puglia a Fratelli d’Italia, Campania a Forza Italia per quanto riguarda i candidati a governatore: Meloni e Berlusconi hanno messo un freno a Matteo Salvini? «No, semplicemente dopo aver sostenuto tantissimi candidati della Lega alla presidenza delle Regioni, questa volta Fratelli d’Italia ne ha due su sei dopo essere stato il partito meno rappresentato. Prima abbiamo dato una mano ai nostri alleati, adesso ci supportano loro. Ma i candidati si trovano insieme e abbiamo smentito le voci che ci volevano divisi».

In queste scelte ha pesato la sconfitta in Emilia Romagna? «La decisione era già stata presa prima. FdI era stimata al 6%, oggi è al 14%. lo non mi sono presentata al tavolo delle trattative per chiedere di più, ma solo per ricordare il rispetto dei patti sottoscritti. A me interessa vincere con i candidati migliori».

Ma non avete rischiato di farvi del male da soli in questi mesi di tira e molla sul candidato unitario? «Chiaramente avrei voluto chiudere prima, ma alla fine è andata comunque bene».

L’impressione è che nel braccio di ferro abbia proprio vinto lei… «Questa è una lettura che piace a voi giornalisti. Comunque, ricordiamo che in mezzo ci sono stati tre mesi di emergenza Covid e ci siamo dedicati a tutt’altro».

Onorevole Meloni, chi è oggi il leader del centrodestra? «Oggi il partito più suffragato all’interno della coalizione è la Lega e abbiamo sempre scelto un metodo meritocratico. Se in futuro faranno scelte diverse si vedrà, I leader non si decidono a tavolino, non si impongono, i leader li sceglie la gente».

Il governatore delle Marche Luca Ceriscioli ha fatto un passo indietro nel centrosinistra a favore del sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi: meglio o peggio per voi? «Assolutamente uguale, è stata un’ammissione di incapacità e sconfitta. Mangialardi si presenta come se fosse estraneo al sistema di potere che qui ha fallito, ma non lo è. E Mangialardi si nasconde dietro il colore arancione della sua campagna elettorale: nel suo sito sono spariti i simboli del partito, come se si vergognassero di loro stessi. Fanno come per il ‘bonus facciate’: tu stai, ripuliscono la facciata, però poi quando entri dentro casa l’interno è sempre lo stesso. La ristrutturazione, invece, la può fare Acquaroli».

Il nodo infrastrutture nelle Marche è da sempre una ferita aperta: i governi cambiano, ma Roma sembra essersi dimenticata dei marchigiani. Come cambiare rotta senza le solite promesse elettorali? «Quello delle infrastrutture è il nostro tema centrale. Forse sarà poco redditizio sul piano elettorale perché rischi di mettere molti soldi ed energie su progetti che poi nella migliore delle ipotesi inaugurerà qualcun’altro. Però io credo che in politica le opere sono quelle che lasciano un segno del tuo passaggio. Vogliamo che le Marche corrano ad alta velocità con lo sviluppo della rete ferroviaria, della rete stradale e autostradale».

Siamo sotto l’arco romano di Traiano al porto di Ancona: scelta mirata o casuale? «È un simbolo, un arco eretto in onore di un imperatore che aveva creduto nello sviluppo di questo porto, di questa terra, di questa regione. Noi ci crediamo come ci aveva creduto Traiano».

Siamo in una delle regioni proporzionalmente più contagiate d’Italia dal Covid 19, a lei però l’app Immuni proprio non va giù… «È una app che viola tutto ciò che c’è di violabile, dal decreto sugli appalti alla privacy. E dà anche poche garanzie, io la app Immuni non la scarico».

Le hanno dato dell’irresponsabile… «Quando noi chiedevamo di mettere in quarantena chi arrivava dalla Cina, Zingaretti faceva aperitivi ovunque e altri correvano ad abbracciare i cinesi per tutta Italia accusandoci di essere razzisti. Gli irresponsabili stanno nel centrosinistra».

La canzone che l’accompagnerà in questa campagna elettorale per le Regionali? «’Ma il cielo è sempre più blu’ di Rino Gaetano». 

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