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“La dichiarazione del deputato Vazio contiene un errore: come è noto le sanzioni amministrative previste dall’articolo 83 (commi 4 e 5) del GDPR non ammontano – come dice lui – a “40 milioni di Euro o al 20% del fatturato”, ma sono applicate nella misura di 10 milioni di Euro (o il 2% del fatturato globale annuo dell’anno precedente se superiore) o – nei casi di violazione più grave – nella misura di 20 milioni di Euro (o il 4% del fatturato globale annuo dell’anno precedente se superiore)”.

Lo dichiara Alessio Butti, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile TLC di FDI.

“Anche questo – prosegue– è un caso di “ignoranza tecnica” della norma, per citare le parole di colui che – come Vice Presidente della Commissione Giustizia – ben dovrebbe conoscerle, per competenza. In secondo luogo, ha perfettamente ragione il presidente di Fdi, Giorgia Meloni nel lamentare la violazione del Codice Appalti: è sotto gli occhi di tutti l’opacità della procedura di selezione dei progetti e degli esperti che sta caratterizzando le scelte del Ministero dell’Innovazione. Anche la scelta di Bending Spoons -sviluppatore di Immuni – è avvenuta di fatto e del tutto al di fuori del Codice Appalti. In terzo luogo, Meloni segnala un problema reale: quello della possibile individuazione degli spostamenti dei cittadini. Basta leggere le recenti Linee Guida della Commissione UE sulla interoperabilità dei server europei (affinché Immuni funzioni anche all’estero) per leggere in quel documento ufficiale UE che saranno tracciati i Paesi visitati e anche chi non si muove dai confini nazionali. Ancora: che l’articolo 6 del d.l. 28/2020 appena approvato al Senato (che disciplina la app Immuni e il sistema di tracing nazionale) presenti nella attuale formulazione una serie di rischi evidenti cui anche Giorgia Meloni si richiama è stato segnalato in audizione alla Commissione Giustizia del Senato da numerosi esperti del settore. Dei loro allarmi, richiami e suggerimenti non una virgola è stata inserita nel testo approvato e ora passato alla Camera”.

“Infine – conclude Butti – il suggerimento di non scaricare l’app non è affatto infondato alla luce anche dei recentissimi casi di cronaca: i falsi positivi di Immuni che hanno “imprigionato” in quarantena persone sane e persino gli addetti ai controlli sanitari post-notifica, risultati falsamente segnalati dalla app di prossimità.

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