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di Paola Di Caro ROMA

II centrodestra è disponibile a incontrare ü premier Conte, conferma Giorgia Meloni. Che però all’annuncio del capo del governo di voler ricevere separatamente i tre leader, replica a muso duro: «Fino a prova contraria non è lui a decidere. Siamo una coalizione e ci presenteremo insieme, come è sempre stato. Anche il capo dello Stato quando riceve le forze politiche lascia a loro la scelta su come presentarsi. Conte invece tradisce ancora una volta la sua superbia».

Ma lei quindi andrà, ha cambiato idea? «Ho sempre detto che non ci si doveva prestare ad una passerella da comprimari nel reality show di Conte. Poi, se il premier vuole incontrare i leader dell’opposizione nelle sedi istituzionali, si va. Se poi ci fa la cortesia di mandarci il documento del quale ci vuole parlare, magari…».

In Parlamento Conte è andato ma lei e il suo partito avete disertato. «Perché è stata violata la legge: quando il governo va in Europa ad esprimersi su accordi che incidono sulla finanza pubblica, deve tenere conto degli indirizzi delle Camere. Ovvero di un voto, che hanno scientemente evitato per non acuire le loro divisioni interne. Col risultato però di indebolire lo stesso Conte nelle trattative europee, perché se non hai dei limiti imposti in Parlamento, allora in teoria puoi accettare tutto».

Ma quindi stavolta da Conte cosa andrete a dire? «Dimostreremo che non siamo noi a non volere il dialogo ma loro. Andiamo per svelare il bluff».

Non è interesse anche del governo avere il sostegno dell’opposizione? «A Conte interessa buttare la palla avanti, abbozzare progetti a lungo termine, per lui le riforme sono mera sopravvivenza. A me interessa, finita l’emergenza sanitaria, tornare al più presto a votare».

Ma sono tanti i provvedimenti da prendere, sui quali potete dire la vostra. «Lo facciamo da mesi. Risultato? Zero. Nessuna proposta accolta, al massimo copiata e ripresentata dalla maggioranza. Negli ultimi giorni in commissione Bilancio abbiamo presentato i nostri emendamenti al decreto Rilancio, 150 sfrondati dai mille iniziali perché non vogliamo fare ostruzionismo, ma nessuno è stato accolto».

Non si aspetta niente? «Sono pessimista. Tanto più visto che nel decreto Rilancio hanno inserito una normuccia che permette al governo, nella persona del ministro Gualtieri, di spendere tutti i soldi dei decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio con totale discrezionalità, fregandosene di quanto stabilito dal Parlamento».

Sul Mes siete spaccati? «È l’unico accento veramente diverso nella nostra coalizione, vogliamo paragonarlo alle differenze tra Pd e MgS? La posizione di Berlusconi non modifica la mia. Il Mes per me rimane un cavallo di Troika, e il fatto che l’Europa voglia spingerci in ogni modo in quella direzione conferma i nostri sospetti. In ogni caso, nonostante una narrazione che ci vuole divisi, noi su tutto arriviamo a sintesi».

Ma da mesi cercate invano un accordo sulle Regionali. «È stato un lavoro lungo, ma se ci abbiamo dedicato tanto tempo è proprio perché vogliamo camminare insieme. E sono ottimista che, nelle prossime ore, l’accordo possa arrivare».

È d’accordo con Salvini quando ripete che il leader del centrodestra è lui? «Lui è il leader della Lega, il partito che ha il maggior numero di consensi rilevati. Per noi il meccanismo è sempre stato meritocratico: quando arriveranno le Politiche, se vinceremo, il premier sarà chi guida la forza che avrà preso più voti. Vedremo quale».

Magari Fdl, se come dice Calenda lei va forte perché «ripete benissimo quello che sente al bar»? «La sinistra denigra sempre il popolo. Ci hanno insultato perché stavamo nelle periferie, perché alle nostre manifestazioni “partecipano solo i parrucchieri”. Io spero di essere sempre più portavoce dei cittadini semplici e perbene e spero che la sinistra insista con questa arroganza, cosi quando arriveranno le elezioni al bar potranno stare loro tutto il giorno».

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