Grosseto: “La Costituzione repubblicana, – dicono il presidente provinciale di Fratelli
d’Italia, Fabrizio Rossi e la consigliera comunale di Arcidosso, Guendalina Amati – riconosce il diritto alla salute come un fondamentale diritto dell’individuo e della collettività, peccato che è da mesi tale disposizione
“Infatti, – denunciano Rossi e Amati – prendere un appuntamento tramite il Cup dell’Asl Toscana Sud Est, per una visita medica o per un esame clinico, è praticamente impossibile. Sia il numero verde, sia il fisso indicati dalla Asl e dedicati a questo importante servizio, non rispondono emettendo ininterrottamente lo stesso laconico suono di silenzio assoluto. Come dovrebbero fare i comuni dell’entroterra?”nella Asl maremmana sia calpestata da chi dovrebbe garantirla”.
“Dopo i mesi di blocco totale o quasi, dovuto al Covid-19, – continua Fabrizio Rossi – mesi durante i quali tantissime categorie di persone fragili e malate hanno dovuto attendere per effettuare visite ed esami sanitari, adesso si ritrovano anche la beffa di non poter prendere l’appuntamento, perché è praticamente impossibile parlare con gli operatori di questo servizio essenziale”. “È una vergogna, – tuona il presidente di Fratelli d’Italia Grosseto – che la Asl maremmana trascuri i cittadini, specie quelli più deboli. Come al solito a farne le spese sono le persone anziane, i pazienti oncologici e malati cronici, che invece necessitano di cure urgenti e immediate”.
“Manca come al solito, – prosegue Fabrizio Rossi – una programmazione adeguata da parte della Asl e della Regione Toscana, che sulla sanità in questi decenni, ha solamente pensato a smantellare i servizi invece che a potenziarli”.
“Se il Cup non riesce a reggere il carico di lavoro, – commentano Fabrizio Rossi e Guendalina Amati – devono essere aperte altre linee telefoniche, potenziando con assunzioni mirate il personale. Le richieste di esami e visite mediche, che sono in attesa da mesi, devono essere smaltite in maniera veloce per non creare altri casi emergenziali”.
“Un primo errore fatto è aver chiuso per tutta l’attività programmata (ambulatori è interventi chirurgici) ben 11 ospedali non Covid per oltre tre mesi esattamente come i due ospedali, Arezzo e Grosseto, indicati per affrontare il Covid (dove era comprensibile). Secondo errore non aver utilizzato i tre mesi di chiusura forzata per progettare la riapertura che avrebbe richiesto comunque nuove agende. Il CUP ha continuato a prendere appuntamenti su agende vecchie e pertanto adesso è in tilt. La soluzione non è cambiare gestore del CUP, ma cambiare totalmente la mentalità della governance che si è occupata degli ambulatori fino ad ora”, così concludono Fabrizio Rossi e Guendalina Amati.