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“Ogni volta che si torna a parlare di Autostrade si smarriscono le ragioni del confronto serrato e della proposta di revoca. Occorre rammentare che la rete autostradale è stata costruita esclusivamente con i soldi dei cittadini italiani, comprese gallerie, viadotti, ponti, valichi, caselli, svincoli. Che una generosa quanto inopportuna concessione ha dato alla società Atlantia la sua intera gestione in cambio di una manutenzione ordinaria e straordinaria appaltata a ditte amiche secondo criteri non trasparenti, con il corollario di consulenze milionarie e clientelari, probabilmente suggerite da partiti amici. Che detta società ha quindi iniziato a riscuotere pedaggi, affitti per subconcessioni di spazi, materiali e immateriali, ricadenti sul sedime della stessa rete, praticamente facendo cassa su beni costruiti dallo Stato. Che il crollo del ponte Morandi e la condizione di degrado e rischio in cui versano decine di infrastrutture dimostrano che l’unica attività svolta dalla ‘società autostrade’ era effettuare la manutenzione ordinaria minima tale da giustificare i rincari annuali automatici delle tariffe. Che dall’inizio della privatizzazione selvaggia a oggi non è stato realizzato un solo km di nuova autostrada a carico del concessionario, il processo di automazione ai caselli non ha sviluppato nuova occupazione ma semmai l’ha rivista al ribasso. Che in molte nazioni a economia liberale le autostrade sono gestite direttamente dallo Stato ovvero da società dallo stesso partecipate, con conseguente garanzia di reinvestimenti degli utili di esercizio. Pertanto appare paradossale il ritardo con cui si stia procedendo verso la revoca e l’entrata dello Stato nella futura società che gestirà il traffico su gomma in Italia. Certo è che l’atteggiamento di Atlantia è risultato fin dal principio poco rispettoso delle prerogative della nostra comunità, come dimostrano anche i maxi profitti realizzati sulla gestione di Aeroporti di Roma, dove è stata incoraggiata la concorrenza sleale delle compagnie low-cost a danno di Alitalia e, ora, minacciando immaginifici licenziamenti in blocco dei dipendenti della società autostrade. Inutile precisare infatti che i lavoratori non perderanno affatto il loro posto perché l’attività di gestione, semmai, passerà solo di mano. Una minaccia scorretta che tradisce, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la natura di questa multinazionale che ha succhiato risorse pubbliche per decenni, regalandoci una gestione pessima della rete autostradale, fino alla tragedia di Genova. Il Governo proceda in fretta alla revoca e vari un nuovo piano che consenta l’uso dei 5 miliardi l’anno di utili a beneficio della collettività”.

E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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