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“Giustamente il giudice Nordio afferma che il correntismo ha sempre contraddistinto la magistratura. E aggiungo io anche i partiti. Sarebbe meglio non appaltare alle correnti la dialettica democratica, ma quando il correntismo diventa modalità maldestra di lottizzazione del potere, strumento becero di occupazione delle istituzioni e monopolio assolutistico degli spazi pubblici da parte di chi ricopre un ruolo costituzionale, allora c’è da preoccuparsi.

Anche perché si va ben oltre la fisiologica natura del correntismo. Quello che emerge dalle conversazioni tra componenti del Csm è ben altro. Si configura come atto sovversivo, al netto della volgarità e della rozzezza che certo nessun cittadino si aspetterebbe da chi fa parte dall’organo di autogoverno della magistratura italiana, presieduto dal Capo dello Stato.

L’imbarazzo del Colle è pari alla rabbia che si prova rispetto a questa caduta indegna del senso dello Stato. La riforma del Csm e della giustizia che avrebbe dovuto realizzare con urgenza Bonafede dopo lo scandalo Palamara non è più differibile. Ne va della credibilità della gloriosa magistratura italiana, sfigurata da giochi sempre più squallidi che devono per forza vedere revisionate le regole interne.

Certo, per fare un profondo restauro delle regole generali senza snaturare la nostra Costituzione, sottraendoci al delirio delle risse parlamentari, occorrerebbe un’Assemblea costituente. Ma sarebbe una scelta per statisti mentre imperversano i saltimbanchi”.

E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi. 

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