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“Un altro settore investito dalla crisi economica dovuta all’emergenza Covid è il ‘cibo di strada’, il cosiddetto ‘street food’, rappresentato da 25mila operatori – cuochi, chef, pizzaioli, artigiani e professionisti del gusto – che da anni portano nelle piazze italiane l’eccellenza del made in Italy, accostandola a un’idea di comunità e di sano intrattenimento all’aria aperta.

Un comparto che in questi due mesi e mezzo di blocco totale ha registrato perdite di circa 800 milioni di euro, con manifestazioni già programmate in tanti comuni d’Italia cancellate per via del coronavirus.

Eventi come il ‘Festival Internazionale dello Street food’ – previsto in 100 piazze italiane con oltre 600 operatori a rotazione – organizzato da Alfredo Orofino che ha chiesto aiuto al governo con una lettera accorata quanto inascoltata al premier Conte. Un grido d’allarme che non può essere sottaciuto. Va scongiurata la chiusura di questo settore, che può conoscere in una nazione squisitamente mediterranea la sua consacrazione. La perdita di posti di lavoro e il fallimento di tante piccole imprese della ristorazione produrrebbero un rallentamento nello sviluppo di questa novità del cibo di strada di qualità che è cresciuto a dismisura in pochi anni. Il governo intervenga attivando contributi a fondo perduto per gli operatori, l’azzeramento degli oneri fiscali per l’anno in corso e misure per snellire gli adempimenti burocratici. Insieme, si accolga il progetto virtuoso ‘International Street food Take Away’, mercato temporaneo sul cibo di strada da 7 ai 10 giorni in una o più aree delle città, prescrivendo le linee guida ma evitando blocchi e divieti. Sarebbe un primo passo per aiutare le eccellenze enogastronomiche italiane a ripartire”.

E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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