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“Il ministro Malafede, travolto dagli scandali, dovrebbe chiarire quali altre pressioni ha subìto dall’ex pm Palamara, già capo di Anm, per la creazione degli uffici di staff e quali altre liste ha ricevuto in questi anni. Il legame con l’ormai famigerato burattinaio della magistratura rossa Palamara sembra acclarato dalla nomina di Fulvio Baldi a capo del suo gabinetto. Occorre poi sottolineare, pur non rappresentando un reato, che la condivisione di una chat confidenziale tra lui, esponenti apicali del Pd e il vicepresidente del Csm Davide Ermini, dimostra che la volpe perde il pelo ma non il vizio. Quell’inaccettabile sistema lobbistico disvelato un anno fa con lo scandalo del Csm, all’interno del quale Palamara e altri stabilivano con il Pd la distribuzione – tra l’altro – dei Procuratori generali, evidentemente non si è modificato e ha trovato nell’attuale ministro un nuovo punto di equilibrio.
La lista degli episodi di malgoverno del ministro ‘Malafede’ si allunga ancora: la scarcerazione di 376 boss insieme ad altri 8000 detenuti, le rivolte nelle carceri del 2019 e del 2020, la mancata nomina a capo del Dap del giudice Di Matteo e, ora, il nuovo caso Baldi/Palamara che fa intuire la ragione della mancata riforma del Csm.
Il sistema marcio della magistratura asservita al Pd che il M5S avrebbe dovuto distruggere ha trovato invece nel ministro Malafede un vero e proprio cavallo di Troia. Ora ci auguriamo solo che le dimissioni del suo capogabinetto, siano le penultime. Aspettiamo in giornata il giusto epilogo di una conduzione fallimentare del dicastero di Via Arenula”.

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