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“Mentre il premier Conte inaugura una specie di fase 2, con ripartenze a singhiozzo, il comparto dell’intrattenimento tornerà a lavorare tra dicembre 2020 e marzo 2021. Praticamente tra un’era geologica. Un’intera filiera bloccata, dai locali da ballo fino all’organizzazione di eventi e concerti, oltre all’indotto occupazionale e ai lavoratori esterni incaricati alla sorveglianza. Un comparto che genera oltre 4 miliardi e mezzo di fatturato, conta 90mila addetti e, per via dell’emergenza Covid, è stato doppiamente penalizzato poiché fin qui totalmente escluso dai decreti, quindi non potrà usufruire né degli ammortizzatori sociali né della cassa integrazione a causa delle sue specificità. Una situazione drammatica per gli imprenditori, che devono comunque far fronte ai costi fissi di gestione dei locali e per i lavoratori. Da tempo stiamo affrontando le criticità del settore, in alcune videoconferenze abbiamo audito gli operatori dell’intrattenimento come il comitato ‘Butta(ti)fuori’ del presidente Fabio Faro Pompili e la Silb-Fipe associazione che raggruppa 2500 imprese del comparto. Pace fiscale e sospensione dei pagamenti dei mutui e delle utenze, contributi per pagare fornitori, investimenti e personale che non può ricorrere alla cassa integrazione per la particolarità della sua tipologia contrattuale, sono alcune delle proposte cui devono aggiungersi quelle dell’individuazione degli strumenti pratici per programmare una ripresa che non può aspettare tempi così lunghi. Queste attività devono poter convivere con il virus e agli esperti spetta il compito di ricercare ogni strumento di sicurezza per la salute. Chiederemo di nuovo di introdurre nei prossimi decreti questi e altri suggerimenti. Il governo faccia la sua parte e garantisca il diritto alla sopravvivenza per operatori e lavoratori che agiscono nel settore dell’intrattenimento, della socialità, dell’evasione”.

E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

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