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La situazione preoccupante che si sta vivendo nelle Marche e il grido di allarme dei medici e degli operatori, che raccontano di un sistema sanitario regionale quasi al collasso, impongono una riflessione su come questa regione dovrà affrontare il picco dei contagi e l’intera gestione dell’emergenza Coronavirus. Condivido e appoggio l’iniziativa presa ieri dai consiglieri regionali del centrodestra, che uniti hanno chiesto al governatore Ceriscioli di iniziare a valutare la possibilità di realizzare un unico presidio di riferimento regionale per il Covid19. È necessario programmare fin da subito come si intende dare ai cittadini marchigiani una risposta nel medio e nel lungo termine. Sebbene una soluzione di promiscuità sia stata la scelta immediata per tamponare la prima emergenza, oggi occorre ragionare su come anticipare il virus invece che continuare a rincorrerlo. Un presidio unico regionale permetterebbe di concentrare risorse e professionalità in un polo che diventerebbe punto di riferimento e progressivamente di restituire alla popolazione i percorsi ordinari della sanità, valutando anche l’opportunità di potenziare le strutture che in questi anni sono state invece ridimensionate. Iniziativa quest’ultima che comunque diventa fondamentale superata l’emergenza che ci ha dimostrato la carenza del nostro sistema sanitario. Non possiamo permetterci di sospendere la sanità ed è sotto agli occhi di tutti che, se continueremo su questa via, fra pochi giorni tutti gli ospedali marchigiani saranno inevitabilmente coinvolti nell’affrontare l’emergenza. Apprezzo l’atteggiamento collaborativo e propositivo del centrodestra marchigiano e rilancio la proposta di creare una corsia preferenziale per effettuare tamponi, in primo luogo a tutte le categorie più esposte al rischio, non solo nell’ambito sanitario ma in tutti quei settori di contatto diretto con il pubblico e a chi ha avuto contatti diretti con persone contagiate. È fondamentale tutelare, prima di tutto, la salute di chi è in prima linea in questa emergenza, ed è proprio considerando che il 10% delle persone in isolamento domiciliare è un operatore sanitario (444 su 4794 persone) che chiedo una maggiore cautela e di non far mai mancare loro la disponibilità di dispositivi di protezione individuale. Anche per questo, di fronte alle innumerevoli manifestazione di solidarietà che stanno arrivando alle Marche, ritengo necessario il coordinamento delle donazioni e delle risorse private e pubbliche, che devono essere messe a sistema ed ottimizzate sulle reali necessità. Quello che si chiede oggi alla popolazione è un sacrificio per un tempo che sarà più limitato se saremo tutti più rispettosi delle disposizioni che ci vengono impartite. Lo facciamo per noi stessi, per le nostre famiglie, per le persone più deboli e per le nostre comunità. Più noi siamo responsabili, più contribuiamo a diminuire il danno sanitario e limitare il danno economico. Il futuro dell’Italia dipende dalle istituzioni ma dipende anche da ciascuno di noi. Oggi, 19 marzo, nelle Marche si sono registrati 170 nuovi contagi e cioè, sul totale dei tamponi effettuati giornalmente, circa il 40% risulta positivo. Questa percentuale si mantiene stazionaria da alcuni giorni, a prescindere dal numero dei tamponi che si fanno. È invece notizia di pochi minuti fa che oggi in Italia si sono avuti 4480 nuovi casi. Se si decidesse di chiudere tutto, fatta eccezione per l’approvvigionamento alimentare, i servizi sanitari, la sicurezza pubblica e quelle attività strategiche che non possono fermarsi, da sabato 21 fino a lunedì 30 marzo, si salterebbero in totale cinque giorni lavorativi. Un tentativo che, alla luce di questo ultimo dato nazionale, io farei per cercare di limitare ancora ulteriormente l’espandersi del contagio. Valuti il Governo nazionale se chiudere tutti per almeno 10 giorni.

È quanto dichiara il deputato di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli.

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