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Negli anni 50 a Lucera, in Puglia, Mario Pellegrino acquista il vino nelle cantine per la sua osteria, lo conserva nelle botti “governandolo”, ovvero curando che non si deteriori nel tempo.
Aveva imparato questa attività dal padre Antonio che la esercitava fin dai primi anni del 1900.
Il figlio di Mario, che si chiama Antonio come il nonno, sin da bambino aiuta il padre nel suo lavoro: lo accompagna nelle cantine a comprare il vino, tiene aperta l’osteria quando il padre deve assentarsi e vende il vino agli avventori. La sera, chiusa l’osteria, si arrampica su una scaletta per arrivare in cima alle botti e mette la quantità di solfiti che il padre gli indica per prevenire l’ossidazione del vino.
Antonio si iscrive al liceo classico e poi alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bari ma gli studi di legge non lo appassionano. Un’estate a Lucera incontra Rosa che da Roma ogni anno va a trascorrere le vacanze nella casa dei nonni.
Rosa racconta a Antonio della sua infanzia a Asti, dove il papà si era trasferito per lavoro con la famiglia, gli parla delle tradizioni astigiane, del Carnevale locale nel quale due delle maschere più importanti sono Barberino e Spumantina ma soprattutto della sua passione per la vigna e l’uliveto dei nonni. Antonio è affascinato da quella bella ragazza con i capelli ricci e scuri che viene da una grande città e la conquista parlandole delle sue grandi passioni: la musica e la fotografia. Scoprono di avere tanti interessi in comune e la lunga conoscenza del vino delle famiglie di origine fa scoprire loro di condividere un mondo di tradizioni antichissime.
Nel 1983 si sposano e vanno a vivere a Roma. D’estate tornano a Lucera e aiutano i genitori di Rosa nella vigna e nell’uliveto.
Un giorno la mamma dice a Rosa che ormai è troppo anziana per curare la vigna e l’oliveto e che lei e il papà hanno deciso di venderli.
Rosa comprende ma non riesce a pensare di non avere più i suoi alberi d’olivo e il suo vigneto.
Pensa di comprare un nuovo oliveto, non troppo lontano da Roma, per poterlo curare personalmente e ne parla con Antonio che condivide l’iniziativa.
Iniziano a cercare e arrivano a Farnese, vicino a Montalto di Castro ma non ci sono oliveti in vendita, c’è una piccola vigna su una collina.
Il paesaggio è bellissimo: i filari delle viti sono circondati da muretti a secco che ricordano quelli pugliesi, il verde brillante della vegetazione rigogliosa fa risaltare le pecore bianche che pascolano, piccoli appezzamenti di terreno, ognuno con la sua casetta, si susseguono uno accanto all’altro, alle spalle si erge il monte Amiata, e di fronte il monte Canino. Sembra una cartolina.
Nel 2007 Antonio e Rosa comprano la vigna e decidono di rinnovare la coltivazione delle viti, estirpando le piante vecchie per ripiantarne di nuove.
Si fanno aiutare dalla famiglia di Rosa in questa faticosa operazione, tagliano le viti, rimuovono quaranta quintali di fil di ferro, con un’escavatrice estirpano le vecchie viti, poi piantano le nuove. Puntano tutto su uve Chardonnay e Pinot Nero per ottenere spumante ma l’enologo scopre che una parte del terreno è adatto alla produzione di Cabernet Franc.
Pianificano quindi la produzione di tre tipi di spumante ai quali danno i nomi di Alarosa, Aladoro, Alanera e di un Cabernet Franc che chiamano Vepre, nome latino del prugnolo selvatico che cresce in quella zona.
I tre spumanti, prodotti con metodo classico, si differenziano nell’intensità e nei profumi del bouquet mentre Vepre ha un aroma di ciliegia che conquista subito.
Le etichette dei vini sono disegnate da Antonio e le bottiglie rivestite con involucri eleganti.
Chiamano l’ azienda Vigne del Patrimonio per richiamare il nome antico del territorio chiamato Provincia del Patrimonio di San Pietro.
È subito un successo: i ristoranti della zona si riforniscono da loro e il nome dell’azienda si diffonde rapidamente.
I vini di Vigne del Patrimonio oggi sono in carta in enoteche e ristoranti prestigiosi: La parolina, Daniele Ciavattini e Iozzia di Viterbo, Meglio Fresco, La tradizione, la Ciambella a Roma.
D’estate Antonio e Rosa restano spesso nella casetta della vigna per lavorare le viti. La mattina quando si svegliano guardano il sole sorgere a est che colora di rosa il cielo, il monte Canino e le piante di vite, poi iniziano i lavori in vigna.

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