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“Dei 120 miliardi di euro  di evasione fiscale in Italia, la piccola evasione è del venti per cento. Chi vuole aggredire seriamente questo problema, la vera evasione, deve mirare  altrove, altrimenti sta facendo solo propaganda. Si finisce per accanirsi sui pochi soggetti che in Italia producono ancora ricchezza reale, come fossero loro i responsabili dell’evasione.  Per far emergere l’evasione diffusa, ancorché non ci si risanerà il bilancio dello Stato, ci vuole il contrasto d’interessi, attraverso lo scaricatutto, non misure vessatorie né nuove tasse. 

Ci vorrebbe una ricetta trumpista per risollevare il ceto medio, incoraggiarlo a prendersi nuovi rischi per realizzare nuova ricchezza. Invece si punta alla redistribuzione, lo dice anche Conte. Ma se non c’è ricchezza si può redistribuire solo la miseria”. 

È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia intervenendo a Omnibus. .

Interpellato sul futuro di Draghi, Rampelli osserva: “È una persona autorevole e di prestigio internazionale che ha dato lustro alla reputazione dell’Italia. Ma è il caso di ricordare anche i ruoli che ha ricoperto nelle varie istituzioni finanziarie italiane e internazionali: è stato direttore della Banca Mondiale, Direttore generale del Tesoro, ha curato le più importanti privatizzazioni delle aziende statali italiane, è stato vicepresidente per l’Europa di Goldman Sachs, quarta banca d’affari al mondo, Governatore della Banca d’Italia, lo stesso istituto che avrebbe dovuto vigilare il sistema bancario italiano che invece è degenerato tra investimenti sbagliati e fallimenti pilotati. Se il mondo intero in questi decenni ha subito una crisi economica e finanziaria terribile generata dall’Occidente iperliberista, se l’economia reale si è finanziarizzata creando bolle speculative abnormi e concentrando la ricchezza in poche mani, forse qualche responsabilità l’ha avuta anche Draghi. Non credo che in questa trasformazione globale dell’economia, in cui l’attuale presidente della Bce ha in parte avuto le mani in pasta, commercianti, artigiani, imprenditori e famiglie, abbiano tratto giovamento.

Si tratta di un manager certamente capace, ma avrebbe potuto fare di più per evitare che la crisi finanziaria di scaricasse sui soggetti deboli della filiera sociale”.

E a proposito di Alitalia, sottolinea: “La nostra compagnia è stata fortemente penalizzata sulle tratte intercontinentali e, quindi, sul traffico turistico e commerciale. La politica verso le compagnie low cost ha generato una concorrenza sleale che ha reso soccombente Alitalia. Solo da noi questi vettori privati atterrano e decollano dagli stessi aeroporti in cui opera Alitalia e, facendolo a prezzi più bassi, condannano la nostra ex compagnia di bandiera a stare fuori dal mercato interno. Paradossale ma vero.
Mi pare scontato che se compagnie francesi o tedesche dovessero rilevare Alitalia perseguirebbero i propri interessi e non quelli italiani.
Ci sono le condizioni per portare il pubblico in Alitalia e fare un grande progetto di rilancio della compagnia, facendo scelte strategiche in grado di salvaguardare i posti di lavoro e dare respiro alla nostra economia. Rianimate Alitalia in modo virtuoso non è una perdita ma un investimento”.

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