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“Il 9 ottobre del 1963, 56 anni fa, un’onda gigantesca fuoriuscì dalla diga del Vajont e travolse paesi, villaggi, case, famiglie di un’intera vallata. Una catastrofe ambientale dovuta alla non idoneità dei versanti del bacino su cui insisteva la grande barriera di cemento armato, che franarono nell’invaso a causa di un rischio idrogeologico diagnosticato ma silenziato prima della realizzazione dell’opera. Ci furono 2000 morti. Questi i fatti, che lasciano risuonare nelle orecchie il rumore di un soffio: la montagna cammina, si muove, respira e nessun uomo o scienziato può dominarla. Per questo la natura è il paesaggio vanno rispettati, il rapporto con l’uomo deve essere una danza, non una lotta”.

E’ quanto dichiara in una nota Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi.

 

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