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“Qualsiasi forma di dialogo tra TIM ed Open Fiber deve essere subordinata alla separazione della rete di TIM dai servizi. Non è più possibile pensare ad un ritorno in Italia di un operatore verticalmente integrato, sarebbe un ritorno al passato proprio nel momento in cui nel nostro Paese è iniziato finalmente a crearsi un minimo di concorrenza”.

Lo dichiara Alessio Butti, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile media e TLC di FDI.  

“Quanto al dibattito in corso sulla rete unica – ha aggiunto Butti – il disegno dal management di TIM rischia di apparire solo a discapito, a un tempo, di Open Fiber, degli operatori alternativi e dei consumatori italiani, che saranno costretti a pagare il conto a causa di tariffe destinate sicuramente a crescere a fronte di un blocco, peraltro già in corso, degli investimenti nelle nuove infrastrutture. Capisco inoltre la necessità di salvare TIM, una azienda in difficoltà per elevato debito e priva di un piano industriale –ha precisato il parlamentare di Fratelli d’Italia – ma Cassa Depositi e Prestiti (CDP) non metta soldi pubblici in TIM, se non ha garanzie precise sulla separazione della rete e sulla uscita degli azionisti stranieri dalla gestione della rete. Non è pensabile fare nessun regalo agli azionisti Vivendi o Elliott”.

“La rete – conclude il deputato di FDI – deve tornare nelle mani italiane anche per questioni di sicurezza nazionale. Serve una rete unica integrata FTTH e 5G a disposizione di tutti gli operatori alle stesse condizioni senza discriminazioni. Questo darà la possibilità di moltiplicare l’offerta di servizi sul mercato”.

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