“Dalle lettere dei condannati a morte della Rsi e della Resistenza si capisce che da tutte e due le parti si combatteva per un ideale di Italia – continua Fabrizio Rossi -. Ho profondo rispetto per coloro che combattendo in buona fede, su fronti opposti, hanno creduto di difendere la loro idea di Patria. Una nazione però deve fare i conti con il suo passato, per ritrovare una memoria condivisa, per guardare al futuro, per fronteggiare le nuove sfide che maggiormente interessano la nazione, non ultima la nostra posizione subalterna all’interno dell’Unione europea”.
Termina così l’esponente di Fratelli d’Italia: “Un grave errore chiudere gli occhi per non vedere la luce che squarcia l’omertà delle tante, troppe, storie infami che nulla hanno di onorevole. La guerra ha arrossato di sangue la nostra terra, ma dopo settanta anni si può e si deve parlare di pacificazione nazionale. Per ripartire”.