“Troviamo curioso che alla vigilia dell’incontro con il ministro Stefani e dopo oltre un anno dall’avvio dei tavoli, proprio ora Zingaretti proceda alla richiesta di riforma in base all’articolo 116 della Costituzione. È evidente che agisce più da aspirante segretario del Pd in cerca di visibilità che come governatore del Lazio.
Se avesse letto i dossier sulle autonomie, come abbiamo fatto noi, proprio in ragione del ruolo di governatore di un territorio che ha il privilegio di ospitare Roma Capitale, avrebbe agito prima, meglio e diversamente. Lo schema di delibera approvato dalla Giunta regionale e già confrontato con i sindaci, all’oscuro del parlamentino di via della Pisana, asseconda il processo di disgregazione nazionale iniziato con la riforma del Titolo Quinto voluta dalla sinistra e approvato con 5 voti di scarto nel marzo del 2001.
La Regione Lazio, che si è finora rifiutata di far decollare Roma Capitale bloccando tutti i trasferimenti di deleghe, oggi chiede più poteri. E in questo finisce per accelerare quella spaccatura dell’Italia che vedrà abbandonate a se stesse le regioni più povere, quelle che lo Stato non ha potuto infrastrutturare per potersi dedicare alla cura delle regioni del Nord, con l’intento di diminuirne la distanza dalla parte più ricca dell’Europa.
L’unica proposta sensata resta una riforma organica dell’architettura dello Stato, che ridisegni competenze e poteri in tutto il sistema delle autonomie, non lasci indietro alcun territorio, sviluppi la capitale mettendola alla pari con le altre e vari il presidenzialismo, a tutela dell’Unita nazionale”.
È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia riferendo che il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha approvato la delibera di giunta per la devoluzione di ulteriori poteri sulle materie concorrenti previste dall’articolo 116 della Costituzione.