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Caro direttore,

è uno snodo che viene colpevolmente sottaciuto, in questi giorni isterici che vedono la manovra economica cambiare di ora in ora, eppure coinvolge la qualità della nostra democrazia. Mi riferisco alla paventata eliminazione del contributo pubblico all’editoria, una norma fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle, in un primo tempo inserita nel maxi- emendamento alla legge di bilancio presentato alla Camera, poi ritirata ma con la promessa (o meglio la minaccia)di riproporla al Senato. Nel caso di Fratelli d’Italia si opporrà duramente e darà battaglia parlamentare su questo tema, a nostro giudizio cruciale. Anzitutto, segnalo che forme di sostegno pubblico all’editoria sono presenti quasi in tutta Europa e in quasi tutto il mondo avanzato, Stati Uniti compresi. Inoltre, noto che la legge tagliola messa a punto dai grillini cade in flagrante contraddizione con la loro retorica sul dibattito monopolizzato dai cosiddetti “giornaloni”. A essere colpiti pesantemente , e in molti casi irreversibilmente, dal taglio selvaggio sarebbero infatti i piccoli giornali locali, le testate no profit, le cooperative senza scopo di lucro, i giornali delle diocesi. Tutte realtà distanti anni luce da quella grande dei grandi gruppi editoriali, i quali non beneficiano di alcun contributo diretto da parte dello Stato ma invece di sgravi assai consistenti che non verrebbero minimamente intaccati dallo scellerato provvedimento. Mi viene provocatoriamente da sintetizzare: Di Maio viene attaccato da uno di questi “giornaloni” e come reagisce? Cancella tutto uno straordinario patrimonio informativo e culturale italiano, regalando così copie e pubblicità proprio a coloro contro cui ha indetto una sconclusionata crociata. Mi pare una un capolavoro all’incontrario, aggravato dai numeri: la filiera occupazionale che viene essa così seriamente a rischio consta di diecimila posti di lavoro. Per un ministro dello sviluppo Economico, si tratta di doppio harakiri. Non solo, ad oggi il finanziato elargito viene calcolato sulla base delle retribuzioni pagate, delle copie venute e dei contributi versati. Quelle che ne beneficiano sono quindi aziende virtuose, che pagano secondo contratto molti giornalisti a tempo indeterminato, proprio quella fora di rapporto che Di Maio sostiene di voler incentivare. La cancellazione del contributo avrebbe l’effetto immediato di  precarizzare altre migliaia di lavoratori. Certamente tra i giornali che ricevono contributi ve ne sono alcuni di cui Fratelli d’Italia condivide alcune battaglie, come ad esempio quella in difesa della vita a sostegno della famiglia condotte da “Avvenire”, e ce ne sono tanti altri che consideriamo distanti, primi fra tutti il “Manifesto” . Ma noi, a differenza di altri, difendiamo il pluralismo e la libertà di espressione di tutti. Ci auguriamo che anche La Lega abbia lo stesso approccio e che non faccia prevalere il solito furore ideologico del Movimento Cinque Stelle.

Giorgia Meloni

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