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Marco C. Cecconi (*)

AGOSTO-2018: all’interno del complesso sistema di iniziative attive da anni anche a Terni per garantire accoglienza a quella particolare tipologia di immigrati che ricomprende coloro i quai hanno avanzato istanza di riconoscimento dello status di profugo, ho deciso di porre fine ad uno dei tre progetti che fanno capo al sistema-SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo-Rifugiati). Per gli altri due progetti (richiedenti ordinari e minori non accompagnati), i relativi servizi erano giù stati affidati tramite gara ad alcune associazioni di settore, ben prima dell’insediamento dell’attuale Amministrazione: e allora, in questo caso – oltre a monitorare la regolarità delle prestazioni ed il corretto utilizzo delle risorse – ho programmato forme di collaborazione attiva da parte delle persone che beneficiano di questo costoso sistema di accoglienza: persone che, proprio a partire dall’inizio di questo mese di dicembre, vengono coinvolte in mansioni di pubblica utilità. Anche per restituire loro la dignità di non rappresentare solo un onere per la comunità che le accoglie.

IL PROGETTO ARCHIVIATO

Il progetto che ho deciso di mandare in archivio, “restituendo le carte” al Ministero dell’Interno e rinunciando ai finanziamenti del Viminale, era il progetto SPRAR-DM, ovvero quello relativo alle persone portatrici di disagio mentale.

Troppe le criticità che si erano affastellate intorno a questo segmento, per avallare la prosecuzione di quello che si sarebbe configurato come un autentico sperpero di denaro pubblico, con zone d’ombra anche al di là dello spreco. Criticità di ordine procedurale, ai limiti della legalità: a furia di proroghe che, per ragioni diverse, avevano determinato un affidamento diretto e senza gara  a terzi, più volte stigmatizzato dalla stessa Autorità anti-corruzione. Carenze di formazione specifica del personale impegnato: di fatto inadeguato ad accompagnare in un percorso terapeutico persone eventualmente portatrici di  psicopatologie. Irregolarità perpetrate dagli affidatari: che si sono avvalsi di ulteriori soggetti – senza comunicazione all’Ente né, quindi, autorizzazione del Comune – praticamente senza titolo. E che comunque, per citare un’altra anomalia, hanno preso in carico un numero di persone diverso ed inferiore rispetto a quello previsto e per il quale il progetto veniva   finanziato.

LE RAGIONI DEL NO

Molti, dunque, i motivi del mio no. Rispetto degli italiani: che, con le loro tasse e i loro sacrifici, di fatto pagano forme di accoglienza le quali, anche per questo, non possono che essere perfettamente regolari anche sotto il profilo, diciamo così, qualità/prezzo. Necessità di riportare tutta questa materia in una dimensione, finalmente, di assoluta trasparenza: con una ricognizione del rapporto costi/benefici condotta alla luce del sole. E con un capovolgimento di quell’ordine dei fattori che la prassi ha cristallizzato: un capovolgimento che ricollochi una buona volta al centro i destinatari finali e non gli operatori. Chi ne ha davvero diritto e non chi ci lucra. I finanziatori e non i finanziati.

Inutile dire quante polemiche e contraccolpi abbia innescato la mia decisione: contestata anche in nome del… destino professionale delle ben 7 persone pagate per lo SPRAR-DM: pensate, 7 addetti per occuparsi di 3 richiedenti-asilo, mentre oltretutto il Ministero erogava fondi per 5 persone…!

PUBBLICA UTILITÀ

Un motivo in più (molti motivi in più…) per mettere mano – a fronte dell’interruzione del progetto/DM – anche ai segmenti/SPRAR ancora attivi, relativi ai cosiddetti “ordinari”: decine di richiedenti asilo adulti ed in perfetta salute, accolti da anni a Terni ed ai quali lo Stato italiano continua a riservare ingenti investimenti. Obiettivo, un ‘Patto di partecipazione’ per coinvolgere tutti costoro in mansioni di interesse collettivo.

Recupero di spazi urbani in stato di degrado a causa di incuria o atti di vandalismo: muri imbrattati da ripulire, orti urbani da coltivare. Ecco allora alcuni dei compiti assegnati agli immigrati che si trovano a vario titolo ospiti di strutture di accoglienza nel territorio comunale di Terni, in attesa di veder eventualmente riconosciuto lo status di profugo richiesto. È il frutto di un accordo, che ho fortemente voluto, tra il Comune di Terni e le associazioni che hanno in carico le strutture di accoglienza: un “Patto di collaborazione” (questa, tecnicamente, la tipologia dell’accordo) che ho costruito nell’ambito delle mie deleghe alla partecipazione, all’immigrazione ed alle politiche per l’integrazione.

ORTI E MURI IMBRATTATI

Entriamo in questo modo – ecco il mio obiettivo – in un nuova dimensione dei centri di accoglienza, non più solo luogo di attesa, ma laboratorio di presenza attiva e costruttiva nei confronti della comunità ospitante. Indirizzo preciso del mio assessorato. Condizione indispensabile per costruire un futuro di integrazione a qualunque livello. Una scelta che avevo già annunciato in estate e che adesso ho tradotto in azioni concrete.

Come trascorrevano il proprio tempo, fino ad oggi, queste persone? Con le mani in mano.  Cosa prevede, invece, l’accordo che ho voluto sottoscrivere? Prevede che, anziché stare senza far niente, queste persone vengano impegnate in attività di interesse collettivo. Ricevono un compenso? Assolutamente no, naturalmente.

Il  Comune di Terni possiede alcuni orti urbani: ma, con l’ultimo bando, i nostri concittadini che si sono fatti avanti si contavano sulle dita di una mano. E tutti gli altri orti stavano andando alla deriva. Ora dovranno occuparsene gli ospiti dei centri-SPRAR. Quanto alla ripulitura di muri imbrattati, idem. In Comune, a Terni – con i conti allo scatafascio che abbiamo ereditato dalla precedente Amministrazione – di certo non ci sono risorse per incaricare della ripulitura qualche impresa. E allora ho pensato che magari riusciamo a restituire un minimo di decoro a questa città, in passato lasciata in stato di abbandono, ottenendo questo risultato (a titolo totalmente gratuito) attraverso persone che, nei confronti della città dove oggi si trovano a vivere, un qualche debito di riconoscenza ce l’hanno. Persone che di sicuro ricaveranno giusto un po’ di autostima dal prestare questo servizio.

CIRCUITI VIRTUOSI

Per gli ospiti delle strutture di accoglienza nella nostra città mi piace pensare che si tratti di un modo finalmente laborioso ed impegnato di vivere il proprio giorno. Sentirsi utili facilita il senso dell’appartenenza o quantomeno della reciprocità, fondamento di qualunque integrazione, che presuppone sempre un dare ed un avere e non può mai essere, cioè, unilaterale. La rigenerazione di luoghi cittadini è appunto un piccolo gesto per restituire qualcosa alla città che ha accolto queste persone.

Prima tappa: il Liceo Ginnasio Cornelio Tacito, storico istituto superiore di Terni. Mura imbrattate. Preside avvilita e impotente. Un vulnus proprio nel cuore del centro storico. Tecnici alla Provincia e della Soprintendenza con progetti di ripulitura costosissimi e, per questo, chiusi nel cassetto. Basterà l’olio di gomito degli immigrati del centri-SPRAR. E punizioni severe per chi – italiani, italianissimi – provasse ad imbrattare quei muri di nuovo.

(*) assessore al welfare, servizi sociali e solidarietà, volontariato, politiche abitative, edilizia residenziale pubblica, politiche per gli anziani, politiche per la disabilità, politiche per l’immigrazione e l’integrazione, politiche sociali per le periferie urbane, partecipazione e trasparenza

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