A Roma, nella zona industriale di Via Tiburtina, un’aria zuccherata avvolge i capannoni e sembra di respirare in una nuvola di uova, miele e farina.
È qui che si trova lo stabilimento di Gentilini che produce i famosissimi biscotti il cui sapore, come accadeva a Proust con la madelaine inzuppata nel the, riporta alla mente il ricordo sopito della colazione con latte, torte fatte in casa e biscotti.
Quella dei Gentilini è una storia che inizia alla fine dell’800 quando Pietro Gentilini, nato a Vergato, in provincia di Bologna, all’età di dodici anni viene assunto come garzone in un forno bolognese. Ogni mattina all’alba sale sul treno per Bologna, lavora tutto il
giorno e la sera riprende il treno per tornare a casa. Diventa bravo soprattutto nella preparazione di dolci, ma in quel periodo per imparare l’arte della pasticceria occorre recarsi in Inghilterra che, per le abitudini sociali delle classi medio- alte, ha una radicata tradizione dolciaria e il più elevato grado di specializzazione nella produzione di pasticceria secca di tutti i paesi europei.
Così Pietro parte per l’Inghilterra dove impara a fare diversi tipi di biscotti e si perfeziona nella preparazione di un tipo di biscotto secco chiamato Oswego a pasta compatta, simile alle gallette consumate dai marinai.
Il suo obiettivo è aprire una sua attività e tornato dall’Inghilterra si reca in Uruguay per imparare a organizzare e condurre un’impresa.
Alla fine degli anni ottanta torna in Italia e sceglie Roma per aprire la sua ditta, stabilisce il suo laboratorio per la produzione di pane e biscotti in Corso Umberto n.66 con annesso negozio per la vendita al minuto. Apre punti vendita anche a Piazza Colonna e in via Nazionale.
Pietro Gentilini si rivela subito geniale:
partendo dalla ricetta dei biscotti Oswego che aveva imparato in Inghilterra ne riduce il formato e aggiunge burro e vaniglia e inventa così i suoi biscotti più famosi che chiama Osvego, in omaggio ai biscotti inglesi che lo avevano ispirato.
Adotta la strategia di affiancare la vendita del pane, genere di prima necessità ai biscotti, genere alimentare elitario, inducendo i clienti a acquistarli quotidianamente e non più soltanto in occasioni speciali.
I biscotti si diffondono rapidamente nella società romana che inizia a consumarli non solo all’ora del the ma anche per colazione o come spuntino.
È un vero antesignano nell’utilizzo di ingredienti che rispettano requisiti nutrizionali moderni tanto che le sue fette biscottate vengono chiamate biscotti della salute.
Pietro introduce nella sua produzione anche panettone, wafer e torrone.
Rielabora e produce su vasta scala i prodotti dolciari legati alla tradizione romana come la pizza di Pasqua, prepara confezioni dedicate alle squadre capitoline dei Lupacchiotti e degli Aquilotti, segno del forte legame dei prodotti Gentilini con il territorio.
A fine secolo è la seconda ditta per dimensioni nella graduatoria cittadina e il suo marchio con la locomotiva che traina i biscotti evoca il progresso che avanza.
All’inizio del 900 la fabbrica si sposta nel quartiere Salario, fuori da Porta Pia, dove molte aziende romane si erano già trasferite in attuazione del piano regolatore del 1883 di urbanizzazione di aree fuori porta.
La nuova fabbrica Gentilini sorge nel 1906 all’angolo tra via Alessandria e via Novara, con annesso punto vendita.
Nel 1911 Pietro riceve l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, ma rifiuta di ricoprire le cariche istituzionali che gli vengono offerte nella vita pubblica della città.
Nel 1923 la ditta partecipa alla prima Mostra romana dell’Industria, dell’Agricoltura e dell’Arte e insieme a altre due aziende riceve il Premio.
Pietro introduce una novità per pubblicizzare i suoi prodotti: figurine colorate che raffigurano animali, uniformi militari, monumenti di Roma, giocatori di calcio.
La colazione dei romani e i biscotti Gentilini sono ormai un binomio inscindibile e l’azienda può contare su cliente fedelissimi che continuano a acquistare i suoi prodotti anche durante la crisi economica del 1929, consentendole di superare il difficile momento economico.
Presidente e amministratore unico della ditta, che rimane individuale fino al 1949,
Pietro Gentilini muore nel 1943 a Vergato, lasciando l’attività al figlio Ettore a cui succede il figlio Paolo.
Nel 1957 l’azienda viene trasferita in Via Tiburtina, restando fedele alle antiche ricette e all’utilizzo di materie prime d’eccellenza che aveva fortemente voluto il fondatore, in particolare burro fresco e miele proveniente da Arezzo.
La presenza della fabbrica Gentilini a Roma è tanto significativa che una via della città, nel quartiere di Torre Angela, è stata intitolata a Pietro Gentilini.
Monicelli, Steno e Scola hanno celebrato i Gentilini nei loro film “ Un eroe dei nostri tempi”, “La famiglia” e “Susanna tutta panna”.
Oggi l’azienda conta ottanta dipendenti e ha un fatturato di trenta milioni l’anno.
I suoi biscotti, hanno conquistato il mercato internazionale che apprezza soprattutto i biscotti da the. I consumatori italiani invece prediligono gli Osvego e i Novellini, così friabili che per non spezzarli è stata inventata una macchina apposita per confezionarli.
E come la madelaine intinta nel the annulla per Proust ogni affanno, inondandolo di una felicità assoluta così i biscotti Gentilini inzuppati nel latte continuano a riprodurre da più di un secolo la poesia delle colazioni dell’infanzia con il loro sapore di vaniglia, uova e miele.
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