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Del convento dei Carmelitani scalzi di Taormina, dopo i bombardamenti della II guerra mondiale, restavano soltanto le mura di pietra e il bellissimo giardino in cui svettavano un albero di arancio, una palma e un cipresso.
Massimo Sirago’, gestore del prestigioso Hotel Metropole, negli anni 50 compra quella proprietà per costruire una casa per la sua famiglia, la edifica rispettando l’antico schema di costruzione e riutilizzando la pietra che veniva estratta dagli scavi.
Suo nipote Thomas cresce in quella grande casa di pietra viva e nel giardino con gli alberi secolari, circondato da una bellezza antica che diventerà parte della sua vita e principio ispiratore della sua professione. Per continuare l’attività alberghiera della sua famiglia Thomas va a studiare a l’Ecole Hôtelière di Losanna, prestigioso istituto dove avevano studiato anche i suoi zii.
Terminati gli studi, torna a Taormina con un’idea precisa: trasformare la grande casa di pietra e il suo magnifico giardino in un albergo con un piccolo bistrot.
Prima di realizzare il suo progetto però vuole imparare il mestiere sul campo.
Con il prestigioso titolo di studio conseguito a Losanna entra al Timeo, il più celebre e antico hotel 5 stelle di Taormina, per occuparsi del ricevimento clienti e in seguito dell’ufficio prenotazioni e della conciergerie.
Successivamente fa esperienza all’Hotel Splendido di Portofino. Per ampliare le sue competenze decide di lavorare all’Hotel Sant’Andrea di Taormina, un elegante hotel 5 stelle dove il lusso è sussurrato, reso impalpabile per clienti che prediligono lo stile sobrio delle dimore nobiliari.
Lavora anche per il Central Reservation Office della prestigiosa catena alberghiera Belmont.
Con l’ottima formazione e le esperienze di lavoro in alberghi di grande fama internazionale Thomas decide di fare il grande passo: va a parlare con il padre e ottiene il permesso di utilizzare una parte della grande casa di famiglia per il suo progetto.
Al Morgana, elegante locale notturno di Taormina, dove organizza eventi, incontra Cristian, abile barman.
Thomas gli parla del suo progetto, Cristian si entusiasma, vuole partecipare e gli propone di creare, nel magnifico giardino dove sorgerà il bistrot, un angolo bar. L’idea è creare un luogo dove si possa trascorrere la serata per un aperitivo, per cenare e restare anche per il dopocena.
Iniziano i lavori, Thomas e Cristian seguono ogni singola fase della realizzazione del nuovo locale. La pietra deve dominare, le antiche mura del convento e il giardino devono essere protagonisti.
Per questo i materiali per realizzare il locale dovranno riprendere i colori dell’ambiente circostante e armonizzarsi con la luce del giardino.
I tavoli in giardino vengono realizzati in marmo Forest verde che crea l’effetto dei rami degli alberi, per il pavimento viene utilizzato il marmo verde Alpi che richiama l’idea dell’erba che cresce tra le pietre.
Per il pavimento interno del bistrot vengono impiegate piastrelle cementine, tipiche delle antiche case siciliane e cotto alternato a smalto verde ramino trattato con ossido di rame.
La cucina viene affidata a uno chef siciliano, Giovanni Grasso, con esperienze di lavoro in Nord Europa e in Giappone, precedentemente chef del ristorante dell’hotel La Plage di Taormina.
Grasso inserisce con grande maestria suggestioni della cucina giapponese nella tradizione siciliana, con esiti sorprendenti e affascinanti che conquistano i clienti.
Il risultato è un giardino splendido con l’arancio, la palma e il cipresso secolari, illuminati da luci che riproducono il chiarore del sole che filtra tra gli alberi e nel quale l’angolo bar è incastonato come una pietra preziosa.
Su tutto dominano le antiche mura.
Thomas e Cristian hanno chiamato il locale “Medousa”, nella forma greca, perché la testa di Medousa compare tra le tre Gorgoni che campeggiano sulla bandiera della Trinacria.
Ma medo in greco antico significa proteggere, difendere, come le maestose mura di pietra del convento dei Carmelitani proteggono il meraviglioso giardino che racchiudono, abitato da Medousa che nel mito è la divinità che pietrifica con lo sguardo.

La Sovrana Bellezza siamo noi.

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