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“Non troviamo  sorprendente che il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio vada in Cina. È un  colosso economico e finanziario. Ma troviamo scandaloso che vada nel Paese di Mezzo a sancire la svendita dell’Italia alla potenza del turbocapitalismo comunista. Uno Stato che ha lanciato la sua sfida al mondo interno conquistando finanziariamente ed economicamente i settori più strategici dell’Africa, del medio Oriente, dell’Europa. Con investimenti in Italia pari a 22 miliardi di euro, i cinesi ci stanno spolpando acquisendo il nostro sapere (il cosiddetto know how), le nostre imprese, le nostre infrastrutture, e inserendosi nelle nostre comunità produttive scippando il made in Italy attraverso aziende dove lavorano con orari schiavistici cinesi italianizzati solo in apparenza perché residenti nella nostra nazione della quale tuttavia non condividono valori, né regole. Che il Governo PentaLeghista preferisca parlare di business con la Cina, libero di farlo ma prima  parli del dumping sociale, della contraffazione, del regime liberticida che tuttora vige nella Repubblica Popolare Cinese”.
È quanto dichiara il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.
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