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“Un partito non può essere cancellato per sentenza giudiziaria né, per analogia, può nascerne uno nuovo per decisione di una Procura. Mi auguro che il tribunale di Genova non faccia pagare a una comunità umana e politica le colpe di singole persone, piaccia o meno la Lega rappresenta un pezzo della storia italiana. Sarebbe un precedente pericoloso. E in ogni caso ritengo la querelle sul partito unico del centrodestra una boutade di fine estate. Abbiamo già conosciuto l’esperienza del partito unico, l’unione tra Fi e An imposta da Berlusconi e mal sopportata dalla destra: ha avuto un successo istantaneo ma breve, si è estinta nell’arco di tre anni. I partiti moderni nascono per convenienza e calcolo mediatico, sono animati da spinte egemoniche invece che da processi culturali e per questo somigliano più a fastidiose annessioni che a svolte rivoluzionarie sostenute dal basso. Meglio che i partiti del centrodestra rimangano distinti con la loro identità, magari federandosi per coordinare meglio le loro attività e guadagnare più credibilità e consenso. La destra per esempio non è replicabile, il percorso, le prospettive, i riferimenti culturali, il progetto sociale non sono assorbibili da alcun altro dei partiti della coalizione e le ondate di successo dell’uno o dell’altro non possono mai far incarnare un’identità diversa a un soggetto politico che non viene da destra e della destra non ha i fondamentali”.

E’ quanto dichiara Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, ospite a TgCom24.

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