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«Domani saremo in Veneto per confrontarci con quell’elettorato che storicamente sostiene il centrodestra. A loro avevamo promesso risposte sul tema del lavoro. Raccoglieremo le loro instanze e le trasformeremo in emendamenti da presentare in Aula, da aggiungere ai molti che Fdi ha già presentato».

È quanto dichiara una una intervista a Libero il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che domani pomeriggio alle 15.30 sarà a Verona per incontrare le categorie produttive. Al centro del confronto il dl dignità, che Montecitorio inizierà a votare: «Lo chiamano “dignità” ma io lo chiamo decreto “visibilità” – continua Meloni – Di Maio aveva fretta di dare un segnale di visibilità, di far sapere che al governo c’era anche lui. Ha partorito questa legge. Principi di base condivisibili da chiunque, modello “vogliamo la pace nel mondo”, ma codificati in modo ridicolo o addirittura dannoso. È un decreto pieno di divieti, l’Italia non ne ha bisogno. Serve invece libertà di crescere e produrre. Oggi nessuno pensa più di mettere il lavoratore contro il datore di lavoro. Entrambi sono esposti ai rischi della crisi economica. Il lavoro non si crea per decreto, né il precariato si combatte per editto. Se tu rendi più gravoso il contratto di lavoro a termine invece di rendere più conveniente il tempo indeterminato, non otterrai la stabilizzazione dei posti di lavori, ma nuova disoccupazione o, peggio, nuovo lavoro nero. Queste cose le spiegavamo alla Cgil venti anni fa, oggi le dobbiamo far capire a Di Maio. Salvini dice di aver incontrato solo imprenditori contenti? Sono contenta per lui. Io ne incontro tanti e sono tutti arrabbiati, è proprio sbagliata la mentalità di questa legge che vede gli imprenditori come nemici, mentre sono gli unici che possono risolvere il problema del lavoro. È un punto di vista tipicamente grillino e marxista, non di destra. Il leader leghista sta subendo l’iniziativa grillina? Spero di no. I nostri elettori volevano vederci uniti. E, insieme, dare un segnale di discontinuità su queste materie. Invece oggi osservo continuità con la peggiore sinistra. Capisco le frustrazioni degli ultimi giorni ed è il motivo per cui andiamo a Verona».

Altro fronte aperto è quello della TAV: «Nessuna Nazione decide se fare o non fare un’infrastruttura in base a quanto gli costa la penale dell’Unione europea. Gli Stati fanno scelte strategiche. L’Italia ha bisogno di nuove opere. Al Nord come al Sud. Da Salvini mi aspetto che chiuda Askatasuna, non la Tav».

Infine un commento sull’appello Pd su Foa: «Gli argomenti utilizzati dalla sinistra contro Foa convincerebbero chiunque a votarlo. Sentire il Pd che denuncia la lottizzazione del servizio pubblico è scandaloso. Sul metodo utilizzato perla scelta dei nuovi vertici Rai ho qualcosa da dire. Comunque valuteremo in Vigilanza Rai».

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